Sapri, spedizióne di-
spedizioneguidata (1857) da Carlo Pisacane; essa rappresentò l'ultimo tentativo di parte mazziniana per provocare un'insurrezione popolare. Doveva nascere nel regno delle Due Sicilie e avere subito l'appoggio di analoghe rivolte a Genova e a Livorno. A Napoli esisteva un comitato, il quale si incaricò di trovare uomini pronti a insorgere all'arrivo della spedizione che Pisacane stava organizzando a Genova. Nonostante il lungo lavoro di preparazione, gli aderenti furono scarsi. Tuttavia sembrava che nel Napoletano le cose fossero a buon punto, come lo stesso ideatore si era illuso durante un rapido e rischioso viaggio nel Meridione. Il 25 giugno, imbarcatosi con Nicotera, Falcone e pochi altri sul piroscafo Cagliari, Pisacane se ne impossessò e si diresse a Ponza, dove, per avere rinforzi, liberò 323 detenuti, quasi tutti per reati comuni. Approdati a Sapri la notte del 28 e inoltratisi nel Cilento, trovarono indifferenza e spesso ostilità poiché giudicati briganti. Rimasti soli, nei pressi di Padula furono vinti e dispersi dai borbonici del colonnello Ghio. Pisacane si ritirò con un piccolo gruppo verso Sanza, dove fu assalito da contadini e da guardie urbane. Ferito, per sottrarsi all'arresto si uccise. Gli altri vennero massacrati, tranne pochi arrestati, tra cui Nicotera, condannato poi all'ergastolo. L'episodio, che ispirò a Luigi MercantiniLa spigolatrice di Sapri, pur non raggiungendo lo scopo (anche i moti di Livorno e di Genova abortirono), non fu del tutto vano perché dimostrò all'Europa la gravità della situazione e l'urgenza di una soluzione.