Saint-Évremond, Charles de Marguetel de Saint-Denis, signóre di-
scrittore francese (Saint-Denis-le-Gast, Coutances, Manica, ca. 1616-Londra 1703). Soldato e uomo di mondo, si conquistò in battaglia il grado di maresciallo di campo e nella società letteraria la fama di spirito libero e pronto alla satira. Conteso dai librai, non sempre scrisse per pubblicare, tuttavia restano di lui commedie, lettere, dissertazioni su argomenti politici e morali, di cui meritano menzione La Comédie des Académistes pour la réforme de la langue française (1643), satira degli accademici alle prese col dizionario, Réflexions sur les divers génies du peuple romain (1662), opera di storia filosofica ai cui principi di indagine morale e sociale ebbe poi a ispirarsi Montesquieu, e, tra le altre, La lettre au marquis de Créqui sur le Traité des Pyrénées (1659) che, scoperta durante il processo a Fouquet, lo fece cadere in disgrazia. Costretto all'esilio (1661), riparò a Londra, poi in Olanda e definitivamente a Londra, dove fu nelle grazie di tre re successivi e al centro della brillante società raccolta intorno a Ortensia Mancini, nipote di Mazzarino. Nel 1689 rifiutò il perdono di Luigi XIV che gli riapriva le porte della Francia, avendo trovato nel nuovo Paese una tradizione di libertà più consona allo spirito di tolleranza che fa di lui il rappresentante più illustre del pensiero “libertino” del Seicento francese.