Sa'didi o Sa'diti
dinastia di origine sceriffale, cioè discendente da Maometto, che regnò sul Marocco dal 1550 al 1658. Iniziatore della potenza della famiglia fu Muḥammad al-Kāʽim bi ʽAmr ʽllāh detto il Mahdī (m. 1517) ma chi la consolidò furono i due suoi figli, il primogenito dei quali conquistò Marrakech, la capitale meridionale del Marocco (1523), donde però fu subito spodestato dal fratello Muḥammad, detto anch'egli il Mahdī, il quale, con l'aiuto crescente dei marabutti, condusse la lotta contro i Waṭṭāsidi, che espulse anche da Fès, traendoli prigionieri nel Sus. Con questo evento (1549) si affermò la dinastia sa'dida ma la proclamazione a sultano di Muḥammad si ebbe solo nel 1554, dopo che ebbe sconfitto le forze di un pretendente waṭṭāside, aiutato da forze turche dell'Algeria. Le vicende della dinastia furono contrassegnate da profonda rivalità tra i suoi membri, i quali, in quanto Arabi non graditi a tutte le popolazioni berbere, cercarono l'appoggio di Turchi e cristiani (Spagnoli e Portoghesi). Uno dei momenti culminanti delle rivalità si ebbe nel 1578 quando Muḥammad II al-Mutawakkil ottenne l'aiuto portoghese al comando dello stesso re Sebastiano contro lo zio ʽAbd al-Malik detto Mūlāy Mulūk. Nello scontro di Alcazarquivir (1578) i tre sovrani trovarono la morte. Sul trono fu messo allora un fratello di Mūlāy Mulūk, Aḥmad, soprannominato al-Manṣūr (il Vittorioso) e quindi al-Dhahabī (il Dorato) a seguito della conquista di Timbouctou (1591) e del Sudan donde trasse grandi ricchezze. La rivalità tra i pretendenti ai troni di Fès e di Marrakech dopo la morte di Aḥmad al-Manṣūr portò il Marocco a uno stato di profonda anarchia di cui approfittò un'altra famiglia sceriffale per imporsi: quella degli Alawiti.