Sógni
(Sueños), narrazioni satirico-morali dello scrittore spagnolo F. de Quevedo. Giudicati da molti critici il capolavoro del grande autore barocco, i cinque Sogni furono pubblicati nel 1627, ma dovettero subire ritocchi nel testo e persino nei titoli da parte della censura inquisitoriale. Così El sueño del Juicio final (Il sogno del giudizio universale) divenne El sueño de las calaveras (Il sogno dei teschi), El alguacil endemoniado (Lo sbirro indemoniato) divenne El alguacil alguacilado (Lo sbirro “sbirrato”), El sueño del Infierno (Il sogno dell'inferno) fu corretto in Las zahurdas de Plutón (I porcili di Plutone), essendo il “travestimento” mitologico considerato meno irriverente; meno censurati furono invece i due sogni che si svolgono sulla terra, una terra d'altronde molto somigliante all'inferno dei primi tre: El mundo por de dentro (Il mondo dal didentro) ed El sueño de la muerte (Il sogno della morte). Ispirati forse dai quadri del fiammingo Bosch, sono cinque testi esemplari della prosa barocca spagnola, sia per la cupa, drammatica visione del mondo che racchiudono – nessun ceto sociale si salva, nella spietata satira quevediana –, sia per il vertiginoso linguaggio, deformato anch'esso, esasperato, continuamente giocato su grottesche deformazioni di luoghi comuni, capovolgimenti verbali, potenti invenzioni irrisorie e beffarde. Totale pessimismo morale e umorismo “nero”, in una sintesi senza pari.