Roy, Claude
pseudonimo dello scrittore francese C. Orland (Parigi 1915-1997). Impegnato politicamente, aderì nel 1943 al Partito comunista, da cui venne espulso nel 1957 per la sua condanna della repressione della rivolta ungherese. La sua opera, varia e abbondante, di poeta, romanziere e critico, riflette speranze e delusioni di un autore legato ai valori della libertà. Le sue poesie rivelano l'influenza di Apollinaire, Eluard e Supervielle (Clair comme le jour, 1943; Le noir de l'aube, 1990; Le voleur de poèmes, 1991; Les pas du silence,1993, Le travail du poète 1994), mentre i suoi romanzi si rifanno ai modelli stendhaliani (La nuit est le manteau des pauvres, 1948; La traversée du pont des Arts, 1979). Rivestono particolare importanza le sue opere autobiografiche: Moi je (1969), Nous (1972), Permis de séjour 1977-82 (1983), L'étonnement du voyageur (1987-89), Le rivage des jours 1990-1991 (1992) e Les rencontres des jours 1992-93 (1995). Come critico, Roy si è interessato alla letteratura (Descriptions critiques, 1949-65; Les soleils du romantisme, 1974) e all'arte figurativa (Goya, 1952; Paul Klee, 1963).