Robèrto I (duca di Puglia)
duca di Puglia, detto il Guiscardo (ca. 1015-1085). Figlio di Tancredi d'Altavilla, nel 1040 scese in Italia al soldo del principe di Capua. Con il fratello Umfredo intraprese la conquista della Calabria, ma l'assassinio di Drogone, conte di Puglia, e le rivolte antinormanne impegnarono Roberto e i fratelli Umfredo e Riccardo, i quali, nel giugno del 1053, a Civitate, sconfissero gli avversari catturando papa Leone IX, del quale però si dichiararono vassalli in cambio dell'investitura delle terre conquistate. Roberto proseguì in Calabria la lotta contro i Bizantini e nel 1057, morto Umfredo, scavalcando gli eredi legittimi, gli succedette come conte di Puglia. Ripudiata la moglie Alberada, da cui aveva avuto Boemondo, nel 1058 sposò Sichelgaita sorella di Gisulfo, principe di Salerno, che non ostacolò più le sue operazioni in Calabria. Conquistatala (1060), Roberto I si volse alla Sicilia dove una profonda crisi politico-religiosa indeboliva i musulmani. Ottenuto nel Concilio di Melfi (1059) da Niccolò II il titolo di duca di Puglia e di Calabria, Roberto I con il fratello Ruggero si impadronì di Messina (1061), Catania (1071) e Palermo (1072) assumendo l'alta sovranità dei territori conquistati e nominando Ruggero duca di Calabria e Sicilia. Contemporaneamente prese Bari (1071) e Salerno (1076). Amico di Gregorio VII, che confermò l'Accordo di Melfi, Roberto I consolidò il suo Stato imponendosi alle tendenze autonomistiche dei nobili e delle città. Col pretesto di sostenere i diritti di una sua figlia, nuora di Michele VII Ducas, nel 1081 mosse contro Alessio Comneno, impadronendosi di Corfù, avanzando in Epiro e Macedonia e giungendo fino a Salonicco. Nel 1082 tornò in Italia per reprimere una rivolta; partecipò alla lotta delle investiture, liberando Gregorio VII assediato in Castel Sant'Angelo da Enrico IV (1084) e, dopo il sacco di Roma, conducendolo con sé a Salerno, dove il papa morì. Intrapresa nuovamente la campagna contro l'impero bizantino, morì mentre assediava Cefalonia (1085). Per la sua abilità politica e militare meritò il soprannome di Guiscardo (cioè l'Astuto); seppe creare uno Stato cui diede una solida struttura interna.