Richepin, Jean
scrittore francese (Médéa, Algeria, 1849-Parigi 1926). Poeta scapigliato, fu circondato dalla fama di anticonformista e stravagante per aver esercitato molti mestieri prima di intraprendere la carriera di scrittore che si concluse con la consacrazione dell'Académie Française (1908). Lo scandalo accompagnò i versi della Chanson des gueux (1876; La canzone degli straccioni), di Les caresses (1877; Le carezze), Les blasphèmes (1887; Le bestemmie) e Mes paradis (1894; I miei paradisi), in cui volentieri ricorre al gergo, alla facile salacità, al realismo provocatorio. Amico di Rimbaud e Verlaine, non ne imitò le innovazioni stilistiche, preferendo l'oratoria truculenta di V. Hugo e i toni popolari. Gli ultimi versi sono raccolti in Le glas (1922; La campana a martello) e Interludes (1923; Interludi), ma altri ne scrisse per il teatro (Le filibustier, 1888, Il filibustiere; Le chemineau, 1897, Il vagabondo). Nei romanzi sembrò invece accogliere i gusti del pubblico ricorrendo a un ribellismo di maniera: Miarka, la fille à l'ourse (1883; Miarka, la ragazza con l'orso), Braves gens (1886; Brava gente), Contes sans morale (1922; Racconti senza morale).