Rasputin, Grigorij Efimovič
monaco russo (Pokrovskoe, Siberia, 1871-Pietroburgo 1916). Figlio di contadini, rozzo di modi ma assai scaltro e dotato di uno straordinario potere di suggestione, dopo aver abbandonato la moglie e i figli vestì l'abito monacale (1904). Venuto a Pietroburgo fu introdotto alla corte russa nel 1907, ottenendo la fiducia della corte imperiale, che lo venerò come “uomo di Dio”. In fama di taumaturgo, alleviò le sofferenze dello zarevič Alessio, malato d'emofilia; da allora la zarina, convinta della sua santità, ascoltò (e fece ascoltare dallo zar) i suoi consigli politici e le sue predizioni. Scoppiata la guerra mondiale, crebbe la potenza di Rasputin: si cambiarono ministri secondo i suggerimenti del monaco (a lui si devono, fra l'altro, la destituzione da comandante supremo dell'esercito del granduca Nicola Nicolaevič nel 1915 e l'avvento a capo del governo di Stürmer nel 1916), mentre qualcuno sosteneva che egli avesse oscuri rapporti col nemico. Due parenti dello zar, il granduca Dmitrij Pavlovič e il principe Jussupov, insieme col deputato Puriškevič lo assassinarono nella notte fra il 16 e il 17 dicembre, sperando che la sua scomparsa propiziasse la salvezza alla Russia e allo zar.