Radbruch, Gustav
filosofo del diritto tedesco (Lubecca 1878-Heidelberg 1949). Uno dei massimi teorici contemporanei della filosofia del diritto, studiò a Lipsia e insegnò a Heidelberg, Königsberg e Kiel. Fu anche ministro della Giustizia nel gabinetto Wirth e in quello di Stresemann. Convinto antinazista, nel 1933 fu allontanato dall'insegnamento. Il suo pensiero così si riassume: il diritto è un fenomeno di cultura, che sta a mezzo tra il valore e il fatto; ma i valori non sono verificabili con i mezzi dell'esperienza né dimostrabili per via razionale. Quindi la giustizia, in quanto valore, può determinare solo la forma del diritto e non il suo contenuto; questo perciò non ha carattere universale, ma dipende dalle varie dottrine giuridico-filosofiche che lo propongono: come si vede si tratta di un “relativismo giuridico” che Radbruch cerca di completare aggiungendo alla giustizia la “conformità a un fine” e la “sicurezza”, che entrano come componenti essenziali dell'ordine e della pace sociale assicurati dal diritto. Opere: Grundzüge der Rechtsphilosophie (1914; Fondamenti della filosofia del diritto); Gestalten und Gedanken (1944; Forme e pensieri).