Ròlli, Pàolo Antònio
letterato e poeta italiano (Roma 1687-Todi 1765). Ebbe come maestro Gian Vincenzo Gravina che lo indirizzò agli studi classici e lo introdusse nell'ambiente letterario romano. Nel 1711 pubblicò i primi versi in una raccolta antologica di poeti arcadi col nome di Eulibio Brentiatico e nel 1716 si trasferì a Londra, dove fu precettore dei figli di Giorgio II e poeta ufficiale della Royal Academy of Music. In questa veste scrisse numerosi libretti per Porpora, Händel, Bononcini, Hasse. Durante il soggiorno londinese curò edizioni di classici (il De rerum natura di Lucrezio, tradotto da A. Marchetti, 1717; Il pastor fido di B. Guarini, 1718; Rime, satire e alcune commedie di L. Ariosto), fece traduzioni (il Paradiso perduto di J. Milton, 1735; le Odi di Anacreonte, 1739; le Bucoliche di Virgilio), pubblicò alcuni saggi critici (Saggio sulla poesia epica, 1728). Il periodo londinese coincide anche col momento più felice della sua attività di poeta: del 1717 sono le Rime, raccolta di componimenti di vario metro (odi, elegie, endecasillabi catulliani), del 1727 le Canzonette e cantate. Nel 1744 Rolli tornò in Italia e si stabilì a Todi. Continuò a scrivere versi: le odi Meriboniane, rievocanti la permanenza londinese, le Tudertine, ispirate alla vita di Todi (entrambe raccolte nel 1753, insieme alle Rime e alle Canzonette, nei tre libri di Poetici componimenti), la raccolta di epigrammi, ferocemente anti-inglesi, Marziale in Albion, pubblicati postumi nel 1776. In tutti questi componimenti, in particolare nelle Elegie e negli Endecasillabi, Rolli si rivela poeta tipicamente settecentesco per la grazia arcadica del sentimento e per la linea melodica e trasognata del verso. In più, rispetto alla contemporanea moda arcadica, Rolli manifesta una tendenza realistica, alleggerita da un amabile gusto rococò, una ricerca di classico equilibrio che si traduce in una vena serenamente contemplativa.