Pedrétti, Èrica
romanziera svizzera (Sternberg, Repubblica Ceca, 1930). Emigrata dalla natia Cecoslovacchia all'età di quindici anni, la Pedretti è, oltre che artista figurativa molto apprezzata, anche una delle autrici piu note della Confederazione Elvetica. Tutta la sua produzione letteraria ruota intorno al tema della patria, quella perduta e quella d'elezione, della memoria come processo mentale e dell'identità individuale. Così nei primi romanzi Heiliger Sebastian (1973; S. Sebastiano) e Die Zertrümmerung von dem Kind Karl und anderen Personen (1977; L'annientamento del bambino Carlo e di altre persone), o successivo Engste Heimat (1995; Patria angusta), che hanno per soggetto la partenza, l'esilio o il ricordo che ognuno si porta dentro. Così anche in Valerie oder das unerzogene Auge (1986; Valeria o l'occhio non educato), in cui scandaglia il rapporto, difficile e complesso, tra uomo e donna, tra il pittore e la sua modella, e vede nell'arte un'“ombra del vero”, in un oscillare sospeso tra la vita e la morte. L'attesa della morte e ancora il recupero della memoria sono materia del romanzo Das Kukuckskind oder was ich ihr unbedingt noch sagen wollte (1999; Il piccolo del cuculo o quel che ancora avrei voluto assolutamente dirle), in cui un'anziana degente di una casa di riposo ricostruisce a sprazzi, quasi nel suo cervello vi fosse un contatto elettrico difettoso, la propria biografia, con un procedimento che mette a nudo il processo degenerativo dell'invecchiamento psicofisico.