Patti
Indicecomune del Libero Consorzio Comunale di Messina (76 km), 157 m s.m., 50,14 km², 12.788 ab. (pattesi), patrono: santa Febronia (ultima domenica di luglio).
Cittadina situata sulle prime pendici settentrionali dei monti Nebrodi, in prossimità del golfo cui dà il nome. Sorto sulla cima di un modesto rilievo, l'abitato si è poi sviluppato soprattutto verso il mare. L'origine della città si fa risalire al 1094, quando Ruggero I vi fondò un monastero benedettino. Fedele agli Angioini, venne distrutta da Federico II d'Aragona; ricostruita, fece parte del demanio. Nel sec. XVI fu saccheggiata e incendiata dal pirata Khayr ad-Dīn (detto Barbarossa), rimanendo a lungo spopolata. La città fu semidistrutta dal terremoto del 1693. È sede vescovile. § La cattedrale, eretta nel sec. XVIII su una chiesa normanna, custodisce il sarcofago rinascimentale della moglie di Ruggero I, Adelasia, e una tavola cinquecentesca di Antonello de Saliba (Madonna col Bambino). Lungo la strada che porta a Marina di Patti sono i resti, ben conservati, di una villa romana di età tardoimperiale (sec. IV-V), che si estende su un'area di circa 20.000 m². Il nucleo centrale si incentra su un peristilio con portico su pilastri; a S si apre un grande ambiente a tre absidi; i pavimenti sono costituiti da mosaici geometrici e policromi con figure di animali; nella parte orientale è stato in parte scavato un complesso termale. § All'agricoltura (uva, olive, cereali, ortaggi, agrumi e nocciole) si affianca un cospicuo allevamento (bovini, ovini e suini). L'industria è presente nei settori alimentare, metalmeccanico, edile, dei materiali per l'edilizia, dell'abbigliamento e della lavorazione del legno e della ceramica. Completano il quadro economico la pesca e il turismo, balneare (Marina di Patti) e culturale (Tindari). § Presso il capo Tindari, su un'alta rupe a dominio del golfo di Patti, sono i resti dell'antica Tyndaris, fondata da Dionisio I di Siracusa nel 396 a. C. e definitivamente distrutta dagli Arabi nel sec. IX.