Paréto, Vilfrédo Federico Dànneso

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economista e sociologo italiano (Parigi 1848-Céligny, Ginevra, 1923). Discendente di una famiglia dell'aristocrazia ligure, si laureò in ingegneria in Italia e diresse la ferrovia di San Giovanni Valdarno e poi le Ferriere Italiane. Dopo il 1890 si dedicò esclusivamente agli studi di economia e nel 1893 gli fu offerta la cattedra di economia politica all'Università di Losanna. Abbandonò l'insegnamento nel 1906 per impegnarsi esclusivamente nella ricerca economica, sociale e politologica. Rigore scientifico e formazione matematica gli consentirono di operare un autentico salto di qualità nel campo dell'economia. Seguace del marginalismo di L. Walras, si deve a lui l'elaborazione del concetto di utilità (ofelimità) ordinale e l'applicazione delle curve d'indifferenza, mutuate da F. Y. Edgeworth. Di grande importanza è anche la sua teoria del commercio internazionale che inserì nello schema di equilibrio economico generale, proponendo un sistema di mercati intercomunicanti. Elaborò quella che è stata definita Pareto-efficienza, vale a dire un criterio per stabilire quando, dato un certo ammontare di risorse, esso sia stato utilizzato al meglio. Un'allocazione è Pareto-efficiente se non è possibile aumentare il benessere di qualcuno senza diminuire quello di qualcun altro. Un altro importante contributo, tuttora oggetto di controversie accademiche, riguarda la legge della distribuzione dei redditi (il numero dei percettori diminuisce al crescere del reddito). Portato a trasferire progressivamente nel campo della sociologia e della scienza politica i propri interessi, sviluppò il concetto di élite di governo, destinato a grande fortuna nella successiva letteratura politologica. Per élite di governo Pareto intese tutti coloro che partecipano all'esercizio del potere e che, affermandosi esclusivamente in forza delle proprie qualità personali, sono soggetti alla legge della circolazione delle élite. In questo modo, i vecchi gruppi dirigenti sono continuamente sostituiti da nuove élites provenienti dagli strati sociali inferiori. Questo processo appartiene alla fisiologia del sistema politico e, qualora la circolazione individuale dei ruoli di governo risultasse ostruita o fosse in qualche modo artificiosamente contrastata, si aprirebbe la possibilità di una circolazione collettiva del potere. In altre parole, a una situazione di mobilità individuale si sostituirebbe un processo rivoluzionario di massa con cui salirebbe al potere una nuova élite (classe o partito rivoluzionario). Prospettiva che al conservatore Pareto sembra conveniente evitare assecondando la regolare e quasi naturale circolazione dei ruoli di governo. Opere più importanti: Cours d'économie politique (1889-97; Corso di economia politica), ancora chiaramente d'ispirazione walrasiana, e Manuel d'économie politique (1909; Manuale di economia politica), in cui appare tutta l'originalità del suo pensiero. Da ricordare inoltre: Les systèmes socialistes (1902-03; I sistemi socialisti), il saggio Économie mathématique (1911; Economia matematica) e il Trattato di sociologia generale (apparso in italiano nel 1916 e in francese nel 1917-19). Nel 1973 è stato pubblicato in Italia il suo Epistolario 1890-1923 e nel 1974 in edizione franco-svizzera gli Écrits épars.

P. Jannaccone, L. Amoroso, Pareto economista e sociologo, Milano, 1949; G. Mongardini, Vilfredo Pareto dall'economia alla sociologia, Roma, 1972; G. Busino, Gli studi su Pareto oggi: L'uomo e la società; idem, Gli studi su Pareto oggi: Dall'agiografia alla critica, Roma, 1974; idem, Pareto oggi, Bologna, 1991.

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