Pagano, Francésco Màrio

scrittore e uomo politico italiano (Brienza, Potenza, 1748-Napoli 1799). Dopo gli studi di diritto compiuti a Napoli, appena ventenne scrisse il Politicum universae Romanorum nomothesiae examen (1768) che lo rese celebre. Fu poi discepolo di Genovesi e, divenuto avvocato penalista (1777), in quello stesso anno ebbe la cattedra di diritto criminale, dopo la pubblicazione delle Considerazioni sul processo criminale. Rifacendosi al razionalismo illuministico, fu un riformatore del diritto, opponendosi agli abusi medievali (Principi del codice penale; Logica dei probabili o Teoria delle prove). Fra il 1783 e il 1785 pubblicò i Saggi politici sulle origini, i progressi e la decadenza della società, che sintetizzano alcune delle più sentite esigenze razionalistiche, umanitarie e riformistiche del tempo. Risentì anch'egli dell'influenza delle idee rivoluzionarie francesi. Nominato avvocato dei poveri del tribunale dell'Ammiragliato e del consolato di mare (1789), nel 1795, dopo aver difeso alcuni patrioti, fu accusato di alto tradimento e restò in carcere fino al 1798. Andò poi in esilio nella nuova Repubblica Romana, ottenendo la cattedra di diritto pubblico. Proclamata la Repubblica Partenopea, fu chiamato a far parte del governo; preparava la nuova Costituzione quando i Francesi abbandonarono Napoli. Dopo un'inutile difesa nel Castel Nuovo, Pagano fu con altri patrioti condannato alla forca.

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