Pacùvio, Marco
(latino Marcus Pacuvíus). Tragediografo latino (Brindisi 220 a. C.-Taranto ca. 130 a. C.) di origine osca, nipote di Ennio. Verso il 200 venne a Roma dove iniziò la sua attività di poeta e di pittore; ebbe probabili rapporti con Scipione Emiliano, se non col circolo letterario stesso degli Scipioni. Verso il 140 si ritirò, per vecchiaia e per cattiva salute, a Taranto, dove, secondo la tradizione, lo visitò il nuovo astro della scena romana, Accio. Scrisse satire, ma soprattutto tragedie, sia pure in numero relativamente non elevato: oltre a una praetexta(Paulus), 13 sono i titoli sicuri, di cui oltre metà relativi alla guerra di Troia (Armorum iudicium, Teucer, Chryses, Hermiona, Dulorestes, Orestes, Niptra, Iliona), due al mito tebano (Antiopa, Pentheus), e poi Atalanta, Medus, Periboea. Pacuvio non seguì, come Ennio, un modello prevalente; la sua ispirazione fu varia e originale l'elaborazione del mito, per quanto si può giudicare dal poco che è pervenuto (ca. 400 versi). In genere Pacuvio dovette essere molto accurato nella sua produzione; le trame sono spesso complicate e abbondano le scene patetiche. Fu indicato dalla tradizione posteriore come maestro dello stile elevato e poeta dotto. Antiopa, Dulorestes, Chryses godettero di grande fama.