Ney, Michel, duca di Elchingen, prìncipe della Moscòva
maresciallo di Francia (Saarrelouis 1769-Parigi 1815). Personaggio drammatico, circonfuso da un alone quasi leggendario, Ney rimane una figura emblematica della convulsa epopea napoleonica. Si arruolò nel 1788 e otto anni dopo, grazie soltanto alle sue doti personali, all'ardimento e alla tenacia, ebbe la nomina a generale. Prese parte a quasi tutte le campagne dell'epoca: comandò l'armata del Reno, si batté a Hohenlinden (1800), conquistò Elchingen, occupò il Tirolo; partecipò alla battaglia di Jena e fu l'eroe di Friedland. Ma, inviato in Spagna, dove la guerra lasciava il posto alla guerriglia, l'uomo entrò in crisi: cambiò umore e carattere; alla fine rifiutò di eseguire gli ordini di Masséna (1811) e venne rinviato in Francia. L'anno dopo seguì Napoleone in Russia dove si batté alla Moscova, ottenendo dall'imperatore il titolo di principe della Moscova. Si adoperò poi, nel corso della drammatica ritirata, a proteggere il tragico passaggio della Beresina. Fu a fianco dell'imperatore anche nella disperata campagna di Germania dove non riuscì a evitare la sconfitta (Dennewitz, 1813). Stanco e ormai assetato di pace, quando giunse il momento decisivo, non ebbe più dubbi e fu tra coloro che chiesero a Napoleone di abdicare. Luigi XVIII ebbe grande stima per questo soldato che i Francesi chiamarono “il più prode dei prodi” e lo colmò di onori facendolo pari di Francia. Ma alla corte Ney si trovò male e si ritirò in provincia. Nel 1815 disapprovò apertamente e duramente il ritorno dell'imperatore e cercò risolutamente di sbarrargli il passo: ma venne travolto dall'entusiasmo delle truppe e dal ricordo del glorioso passato. Passò allora con Bonaparte compiendo ancora prodigi di valore in Belgio, cercando invano la morte a Waterloo. Proscritto al ritorno dei Borbone, braccato dalla polizia, venne infine arrestato, condannato a morte dalla Camera dei pari e fucilato nei giardini del palazzo del Lussemburgo.