Namban
denominazione in uso presso gli storici dell'arte giapponese per definire “l'arte dei barbari del Sud”, cioè le influenze esercitate dall'arte occidentale dalla sua introduzione (sec. XVI) fino ai sec. XVII-XIX (periodi Edo e Meiji). Più precisamente, l'arte Namban comprende il periodo che va dal 1549, data in cui fu segnato il primo contatto dei missionari cristiani portoghesi e olandesi con il Giappone, al 1639, anno in cui i Giapponesi estromisero gli stranieri e iniziarono le persecuzioni contro i cristiani. Per gli storici d'arte giapponesi tuttavia il periodo Namban va oltre l'importante data storica, continuando l'influenza occidentale fino ai nuovi contatti della seconda metà del sec. XIX. Fu dunque sull'incentivo della diffusione del cristianesimo che si compì l'incontro tra la cultura figurativa occidentale e le tradizioni giapponesi, e la circolazione e le imitazioni delle varie immagini sacre cristiane assunsero nella produzione artistica indigena proporzioni rilevanti. La scuola pittorica aperta nel 1583 dal missionario Giovanni Niccolò in seguito pose gli artisti giapponesi a contatto dell'organizzazione spaziale della pittura europea e introdusse modelli artistici non religiosi. I pochi esempi pervenutici (la violenta persecuzione che ebbe inizio nel 1639 portò alla quasi totale distruzione delle immagini sacre) mostrano come l'arte cristiana avesse fatto proseliti, per esempio, fra gli artisti della scuola di pittura Kanō, volgendoli all'iniziazione di modi rinascimentali. Durante le persecuzioni poi fiorì un genere di immagini cristiane clandestine all'apparenza di insospettata fattura tradizionale ma intimamente legate alle convenzioni della simbologia cristiana (nando-gami, cioè divinità in ripostiglio). Notevoli persistenze dell'arte occidentale si verificano nel campo delle armi e delle armature (con il cristianesimo l'Occidente portò in Giappone anche le armi da fuoco): lo stile Namban caratterizza per esempio certe decorazioni su guardie di spade (tsuba). Le realizzazioni più importanti della pittura Namban sono però i famosi “paraventi dei Portoghesi”, per lo più di artisti anonimi, eseguiti nei primi tre decenni del sec. XVII (Museo d'arte Namban di Kōbe; Museu de Arte Antiga di Lisbona, Musée Guimet di Parigi, Rijksmuseum di Amsterdam). Oltre ai namban-bȳobu dedicati allo sbarco in Giappone dei barbari del Sud, le pitture su paraventi sono anche ispirate a vedute di città fortificate occidentali (una è dedicata alla battaglia di Lepanto). Di artista giapponese esperto delle tecniche pittoriche europee sono due paraventi che costituiscono i migliori esempi di pittura Namban, eseguiti intorno al 1639. Uno rappresenta nel pannello centrale il mappamondo e nei due laterali una serie di riquadri con coppie raffiguranti tipi e costumi dei diversi Paesi; l'altro illustra una grande veduta del Portogallo da una parte e una serie di vedute di importanti città europee dall'altra (Tōkyō, Collezione Imperiale).