Moore, George Edward
filosofo inglese (Londra 1873-Cambridge 1958). Studiò all'Università di Cambridge, dove fu in seguito lecturer in scienze morali (1911-25) e professore di filosofia e logica (sino al 1939), dirigendo inoltre dal 1921 al 1947 la rivista Mind. Insieme con Bertrand Russel, Moore è stato il principale rappresentante dell'indirizzo filosofico realistico che, in Inghilterra, si contrappose all'inizio del Novecento alle posizioni del neoidealismo bradleyano. Nel saggio The Refutation of Idealism, pubblicato nel 1903 su Mind, Moore confutava l'assunto fondamentale dell'idealismo (ossia la riduzione della realtà alla coscienza, dell'esse al percipi secondo la formulazione di Berkeley), negando che l'oggetto della sensazione potesse venire identificato con la sensazione stessa e dissolto quindi nella soggettività senziente: al contrario, egli sosteneva, coscienza e oggetto della coscienza sono termini distinti ed egualmente reali della relazione che si attua nel processo conoscitivo. Il punto di vista realistico, ribadito nelle opere successive (Principia ethica, 1903; Ethics, 1912; Philosophical Studies, 1922; Defence of Common Sense, 1925; Proof of an External World, 1939; Philosophical Papers e Lectures on Philosophy, postume, 1959 e 1966), veniva poi sviluppato da Moore in due importanti direzioni: da un lato, con il recupero della filosofia del “senso comune” di Thomas Reid e di William Hamilton e, dall'altro, con l'avvio di un'analisi filosofica del linguaggio – volta a chiarire il significato delle proposizioni d'uso comune – dalla quale avrebbe preso le mosse la “filosofia analitica” (vedi linguaggio, filosofia).