Milošević, Slobodan
uomo politico iugoslavo (Pozarevać 1941-Scheveningen 2006). Di nazionalità serba, dopo un'esperienza come banchiere fu capo della Lega dei comunisti di Belgrado (1984-86) e, successivamente, della Serbia (1986-88). Assunta poi la carica di presidente della Repubblica serba, tentò dal 1989 di imporre il primato della Serbia all'interno della Federazione iugoslava, alimentando così una volontà indipendentista delle maggiori repubbliche che, a partire dal 1991, innescò una sanguinosa guerra civile. Osteggiata l'indipendenza di queste repubbliche con l'aiuto delle forze federali monopolizzate dai Serbi e sostenute le violente iniziative dei Serbi della Krajina (Croazia) e della Bosnia-Erzegovina, Milošević sottoponeva la Iugoslavia (Serbia e Montenegro) a un duro isolamento internazionale (1992). In seguito abbandonava le posizioni più oltranziste e nel novembre 1995 siglava l'accordo definitivo di pace che portava alla fine della guerra civile. Alienatosi in questo modo le simpatie dei nazionalisti e della stessa Chiesa ortodossa serba, Milošević subiva nelle elezioni amministrative del 1996 una netta sconfitta, ma nell'anno successivo riusciva, comunque, a essere eletto a grandissima maggioranza presidente della Federazione iugoslava (luglio 1997). Questa sua presidenza, però, ben presto veniva contrassegnata negativamente dall'insorgere di nuovi conflitti interetnici, con l'intensificarsi degli episodi di tensione tra la Serbia e la provincia meridionale del Kosovo, che sfociarono con una lunga serie di bombardamenti aerei sul territorio iugoslavo (1999). Un anno dopo, Milošević con le elezioni presidenziali dell'ottobre 2000 vedeva tramontare definitivamente il suo potere. Invano egli provava a riaffermare la sua autorità tentando di invalidare i risultati elettorali, ma la spontanea rivolta popolare e le pressioni internazionali lo costringevano a cedere la carica di presidente al candidato dell'opposizione V. Kostunica. Nel marzo 2001 Milošević veniva arrestato per abuso di potere e appropriazione indebita di fondi pubblici. Sottrattosi in un primo tempo alla richiesta di estradizione, inoltrata dal Tribunale dell'Aia per i crimini di guerra e per la pulizia etnica compiuta in Kosovo, il governo serbo nel giugno dello stesso anno permetteva il suo trasferimento nel carcere olandese di Scheveningen. Il processo fu interrotto, prima della sentenza, dalla sua morte.