Mann, Klaus
scrittore tedesco (Monaco 1906-Cannes 1949). Secondo figlio di Thomas, giornalista a Berlino, nel 1933 emigrò dalla Germania. Fu corrispondente durante la guerra di Spagna, prese la cittadinanza statunitense e combatté in Italia. Morì suicida. È autore di novelle e romanzi, tra cui Symphonie pathétique (1935; Sinfonia patetica), sulla vita di Čajkovskij, Mephisto. Roman einer Karriere (1936) e Der Vulkan. Roman unter Emigranten (1939; Il vulcano. Romanzo fra emigranti), sull'emigrazione tedesca tra il 1933 e il 1939, tra la presa di potere di Hitler e l'inferno della guerra che l'avrebbe travolto. Molto noti sono anche le autobiografie Kind dieser Zeit (1932; Figlio di questo tempo) e The Turning Point (1942; La svolta) e il saggio A. Gide and the Crisis of Modern Thought (1943; A. Gide e la crisi del pensiero moderno). A quarant'anni esatti dal giorno del suicidio è uscito il primo dei cinque volumi di Klaus Mann, Tagebücher 1931-1933 (1989; Klaus Mann, Diari 1931-33). La figura del “diverso” emerge più che mai completa, proclamando apertamente la sua omosessualità, il suo far uso di droghe, il sordo rancore per il padre, la sua propensione per il suicidio. Straordinaria è la profetica chiarezza con cui colse la figura di Hitler e il relativo immediato rifiuto e disprezzo che lo spinse a emigrare.