Mògoro
Indicecomune in provincia di Oristano (34 km), 132 m s.m., 48,94 km², 4779 ab. (mogoresi), patrono: san Bernardino da Siena (20 maggio).
Centro della Marmilla, situato alla destra del rio Mogoro, delle pendici meridionali del monte Arci; è compreso nel Parco Geominerario della Sardegna. Sorto in un territorio nel quale dal VI millennio a. C. furono attivi giacimenti di ossidiana e che probabilmente fu abitato anche in epoca nuragica, fu capoluogo della curatoria di Parte Montis, compresa nel Giudicato d'Arborea, cui appartenne dal sec. XI. Sotto la dominazione aragonese e spagnola fu feudo di diverse famiglie e, nel sec. XVIII, passò agli Osorio de la Cueva, che lo tennero fino all'abolizione dei feudi (1839).§ Nel paese, dalle vecchie abitazioni in scura roccia basaltica, sorgono la chiesa del Carmine (sec. XIV), in blocchi di arenaria chiara, che conserva elementi di transizione dal tardoromanico al gotico, quella di Sant'Antioco (sec. XVII), in basalto nero, e la parrocchiale di San Bernardino da Siena, che custodisce una tavola di pala d'altare secentesca di Francesco Pinna (Il miracolo eucaristico di Mogoro), arazzi ottocenteschi e una croce astile in argento.§ Mogoro è famosa per la produzione artigianale dei rinomati tappeti e arazzi policromi, ricamati e lavorati al telaio manuale ed esportati in tutto il mondo, per la lavorazione del legno (soprattutto le tipiche cassepanche) e delle ceramiche. L'economia si basa sull'agricoltura, con uva (produzione di vini DOC), cereali, olive e barbabietole da zucchero, sull'allevamento ovino, suino e bovino, su aziende alimentari, di serramenti e di materiali da costruzione, e sul settore terziario. È zona di villeggiatura estiva con buone strutture agrituristiche.§ Tra luglio e agosto si svolge la Fiera del Tappeto e dell'Artigianato, una delle più importanti manifestazioni regionali del settore tessile, dei manufatti in pelle, legno e ferro battuto, dei cestini e dei gioielli in oro. Nel territorio sono visibili resti nuragici e insediamenti fortificati.