Mèli, Giovanni
Indicepoeta dialettale italiano (Palermo 1740-1815). Dopo aver studiato nelle scuole dei gesuiti, si dedicò agli studi di filosofia, poi di medicina. Le difficoltà economiche lo indussero a esercitare la professione di medico a Cinisi. Nel 1772 si trasferì a Palermo, dove, nel 1787, ottenne la cattedra di chimica all'Accademia degli Studi e provvide a raccogliere in 5 volumi le sue Poesie siciliane (ripubblicate in 7 volumi nel 1814). La raccolta, in un dialetto siciliano di estrazione letteraria, comprende i poemetti berneschi La fata galanti, estrosa rassegna, in forma di visione, della vita culturale palermitana, L'origini di lu munnu, divertita parodia delle varie ipotesi di tipo metafisico sull'origine del mondo, e il poema eroicomico Don Chisciotti e Sanciu Panza, in cui i “deliri” dei riformatori sono contrapposti alla “saggezza” del quieto vivere. Ma la parte più viva della raccolta è costituita dalle Elegii e dalla Buccolica (2 sonetti introduttivi e 4 parti intitolate alle quattro stagioni e comprendenti 5 ecloghe e 10 idilli), in cui la natura è vagheggiata nella sua bellezza incontaminata e selvaggia, in consonanza con il messaggio di Rousseau, che Meli tuttavia concilia con il gusto idillico della tradizione umanistico-arcadica italiana. Più netta è l'adesione di Meli al gusto rococò nelle Odi e Canzunetti (che comprendono la celebre odicina Lu labbru), dove il tema erotico-galante è improntato a una grazia morbida e intenerita, di raffinato gusto miniaturistico. Poco aggiungono alla fama di Meli le tarde Favuli murali (1810-14), in cui, sotto il velo della raffigurazione degli animali, la società siciliana del Settecento è sferzata con amabile arguzia.
Giovanni Meli in un ritratto di G. Patania (Palermo, Biblioteca Comunale).
De Agostini Picture Library/G. Cappellani
Bibliografia
G. De Crescenzo, Meli e il suo tempo, Napoli, 1961; G. Etna, Giovanni Meli, Catania-Roma-Milano, 1963; A. Rizzo, Giovanni Meli il poeta e l'uomo, Palermo, 1989.