Lukács, György

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filosofo ungherese (Budapest 1885-1971). Proveniva da una famiglia della piccola nobiltà ungherese e fece i suoi primi studi nella città natale, completandoli poi all'Università di Berlino. Nel 1908 diede vita con S. Hevesi e Lukács Banoczy a un teatro libero e nel 1912 fu premiato per lo scritto Storia dello sviluppo del dramma moderno. Negli anni precedenti la prima guerra mondiale visse quasi sempre in Germania: nel 1912 si stabilì a Heidelberg, dove seguì le lezioni di H. Rickert e strinse amicizia con M. Weber e F. Gundolf. Frutto degli studi di questi anni furono la raccolta di saggi Die Seele und die Formen (1911; L'anima e le forme) e Die Theorie des Romans (1915; La teoria del romanzo), lavori giovanili che risentono di un hegelismo risolto in chiave “tragica”. Ma lo scoppio della prima guerra mondiale e quello della Rivoluzione russa provocarono in Lukács una crisi spirituale e politica: nel 1918 entrò nel Partito Comunista d'Ungheria e nel 1919 partecipò al governo della Repubblica ungherese dei consigli, alla cui caduta, condannato a morte dal dittatore Horthy, si rifugiò a Vienna e quindi a Berlino, dove pubblicò Geschichte und Klassenbewusstsein (1923; Storia e coscienza di classe), testo capostipite del “marxismo occidentale” per la caratteristica interpretazione della dialettica come contraddizione soggetto-oggetto e della storia come lotta contro l'alienazione, per la realizzazione dell'essenza umana e per il rifiuto dell'ontologia materialista e della dialettica della natura. Nel 1930-31 collaborò con l'Istituto Marx-EngelsLenin di Mosca; nel 1932-33 fu a Berlino a lottare con gli intellettuali antifascisti contro la minaccia nazista. Superato l'estremismo idealista, Lukács aderì alla strategia dei fronti popolari e lavorò (a Mosca dal 1933 e a Budapest dal dopoguerra) per il trionfo del razionalismo e dell'umanesimo socialista, con una produzione culminata in Der junge Hegel (1948; Il giovane Hegel), Existentialisme ou marxisme? (1948) e Die Zerstörung der Vernunft (1954; La distruzione della ragione), vasta e originale denuncia dell'involuzione reazionaria della filosofia borghese dal 1848 a oggi. Dopo l'episodio della partecipazione al governo Nagy nel 1956, fu deportato in Romania e rientrò in patria l'anno dopo. Lukács attese fra l'altro a una Ontologia dell'essere sociale, incompiuta (1976, postuma), i cui motivi sono anticipati in Gespräche mit Georg Lukács (1967; Conversazioni con Lukács), che reca il segno di una caduta nel determinismo meccanicistico, mal corretto da un generico appello all'impegno etico individuale. La monumentale Aesthetik (1963) raccoglie e sviluppa principi espressi in molti importanti saggi di critica letteraria, pubblicati in un arco di vari decenni, e si fonda sull'attribuzione all'arte, in quanto “rispecchiamento estetico”, di una funzione eminentemente conoscitiva. Il realismo (Saggi sul realismo, 1946), non è per Lukács un modo possibile di fare arte, ma il presupposto necessario per la validità di ogni opera: da ciò il ripudio sia dell'avanguardia sia del “romanticismo rivoluzionario” della poetica sovietica. Tra le altre opere: Karl Marx und Friedrich Engels als Literaturhistoriker (1948; trad. it., Il marxismo e la critica letteraria), Skizze einer Geschichte der neueren deutschen Literatur (1953; trad. it., Breve storia della letteratura tedesca dal Settecento a oggi), Über die Kategorie der Besonderheit (1957; trad. it., Prolegomeni a un'estetica marxista).

Bibliografia

T. Perlini, Utopia e prospettiva in György Lukàcs, Bari, 1968; M. Vacatello, Lukàcs. Da “Storia e coscienza di classe” al giudizio sulla cultura borghese, Firenze, 1968; Autori Vari, György Lukàcs. The Man, His Work and His Ideas, Londra, 1970; G. Bedeschi, Introduzione a Lukàcs, Bari, 1970; N. Tertulian, Lukàcs, Roma, 1986.

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