Litvinov, Maksim Maksimovič
diplomatico sovietico (Białystok 1876-Mosca 1951). Partecipò da giovane alle lotte politiche; arrestato e deportato in Siberia (1899), riuscì a fuggire (1902) ed espatriò in Svizzera, dove si incontrò con Lenin, aderì al Partito socialdemocratico e seguì l'ala bolscevica (1903). Rappresentante del primo governo sovietico a Londra (1917), tornò in patria nel 1918. Nel 1922 era commissario aggiunto agli Affari Esteri; abile negoziatore, fu apprezzato alla Società delle Nazioni e la sua azione distensiva trovò consensi presso le Potenze. Nel 1930 succedette a Čičerin come commissario agli Esteri. Tra il febbraio e il maggio 1932 strinse patti di non-aggressione con la Finlandia, la Polonia, la Lettonia e l'Estonia; nel novembre firmò un patto analogo con la Francia. Dopo l'improvvisa conclusione dell'accordo tra Germania e Polonia (gennaio 1934), guidò l'azione diplomatica dell'URSS verso la nuova linea di collaborazione con gli occidentali in funzione di difesa di una sicurezza collettiva contro la Germania (1934-35). Nel maggio 1939 fu sostituito da Molotov e il sistema politico che aveva costruito con lunga pazienza apparve superato dagli eventi. Da allora, Litvinov rimase sino alla morte viceministro degli Esteri. Negli anni 1941-43, come ambasciatore a Washington, ebbe peso decisivo nella conclusione del Trattato di mutua assistenza tra USA e URSS (1942).