Lagòrio, Gina
scrittrice e saggista italiana (Bra, Cuneo, 1922-Milano 2005). Dopo la laurea in anglistica a Torino, iniziò a lavorare come insegnante e a collaborare con giornali e riviste. Nelle sue opere si sente fortemente il legame con la terra d'origine (le Langhe e la Liguria, in cui ha abitato a lungo prima di trasferirsi a Milano), come pure la fedeltà alle matrici culturali che l'hanno segnata: Fenoglio e i due poeti liguri Sbarbaro e Barile, ai quali ha dedicato diversi e appassionati saggi. Esordì con il romanzo Il polline (1966), ma il successo arrivò con Un ciclone chiamato Titti (1969). Ricerca di autenticità nell'analisi dei sentimenti, solido e attento realismo, linguaggio lirico e semplice a un tempo contrassegnano le sue opere di narrativa; tra le più note, Approssimato per difetto (1971), La spiaggia del lupo (1977), Fuori scena (1979), Tosca dei gatti (1983), Golfo del paradiso (1987), Tra le mura stellate (1991). Dopo il saggio cinematografico Il decalogo di Kieslowski (1992), che analizza con commenti incrociati le dieci storie filmiche del regista polacco ispirate ai Comandamenti, nel 1993 pubblicò Il silenzio e nel 1996 il romanzo storico Il bastardo, dedicato al duca Emanuel di Savoia, personaggio fragile e mite destinato a un'esistenza nell'ombra, ai margini dei grandi avvenimenti della storia. Nello stesso anno le fu assegnato il premio Grinzane Cavour per la narrativa. Nel 1999 la Lagorio pubblicò L’arcadia americana, diario di viaggio in cui il protagonista, un fotoreporter, che porta con sé immagini e ricordi drammatici, come la guerra nei Balcani, scopre grandi e piccole città dell'America contemporanea. Il difficile rapporto tra generazioni è il tema invece di Elogio della zucca (2000), che raccoglie ventuno racconti, alcuni ambientati nei luoghi d'infanzia della scrittrice. Nel 2003 è uscito Raccontiamoci com'è andata, libro di memorie sulla Resistenza.