Lìcia
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(greco Lykía, latino Lycía). Antica regione dell'Asia Minore, estesa lungo la costa mediterranea dell'Anatolia tra i golfi di Fethiye e di Antalya (Adalia). Secondo Erodoto, il nome più antico del Paese, che confinava a W con la Caria, a E con la Panfilia e a N con la Frigia, sarebbe stato Milyas e gli abitanti si sarebbero chiamati Solimi e Termili; quest'ultimo nome sarebbe stato cambiato in Licii da Bellerofonte che, secondo Omero, sarebbe stato un antenato di Glauco di Licia e che la mitologia greca, comunque, poneva in relazione con la regione.
Storia
La popolazione sarebbe immigrata da Creta; il nome “Licia” è antico e ricorre in iscrizioni egiziane, nei documenti ittiti e nelle lettere di El-Amarna del sec. XIV a. C. Inoltre testi ittiti parlano di varie città e di due fiumi che potrebbero essere identici a città e fiumi della Licia. I Licii sono di nuovo menzionati dal faraone Merenptah (1234-1220 a. C.) e citati da Omero in connessione con il mito della guerra troiana. La Licia fu conquistata dal persiano Ciro nel 546 a. C., dopo una disperata resistenza della rocca di Xanto. Occupata da Cimone nel 468, partecipò alla Lega Delio-Attica a cominciare dal 446. Ricadde poi sotto il dominio persiano, godendo però di una certa autonomia sotto il governo di principi indigeni (fra cui un certo Pericle), il cui nome ci è conservato dalle monete. A partire dal 362 a. C. fu retta da Mausolo di Caria e dai suoi successori, fino a che non fu conquistata da Alessandro Magno (333 a. C.). In età ellenistica, dopo alterne vicende, passò in potere dei Lagidi, sotto i quali abbandonò la propria lingua per il greco. Conquistata da Antioco III di Siria nel 197 a. C., di lì a poco, a causa della guerra siriaca, cadde sotto il controllo di Roma, che l'assegnò a Rodi (188-167 a. C.) e le restituì poi l'autonomia. Dal 206-205 a. C. la Licia era organizzata in forma federale e formò un koinòn, come rivela tra l'altro l'iscrizione di Arasco, databile intorno al 180 a. C. Le ventitré principali città licie partecipavano alle assemblee federali con un numero di voti proporzionale alla loro grandezza ed eleggevano un liciarca, presidente della lega. L'autonomia della Licia, rispettata da Silla e da Antonio, cessò nel 43 d. C. quando l'imperatore Claudio la ridusse a provincia annettendola alla Panfilia. Nerone restituì probabilmente l'autonomia alla regione, ma essa fu definitivamente annullata da Vespasiano anche se il koinòn mantenne alcune funzioni anche dopo i Flavi (le corti federali continuarono a funzionare e magistrati federali furono addetti alla raccolta dei tributi imperiali).
Arte
L'arte della Licia presenta caratteri di originalità, con più o meno profonde influenze medo-persiane (forma delle tombe), greche (sculture) equindi romane. Importanti sono soprattutto i monumenti funerari dal sec. VI al IV a. C. (sepolture rupestri, tombe “a pilastro”, sarcofagi dalla tipica copertura ogivale) ispirati spesso all'architettura della casa, interamente in legno. Dalla tomba licia su alto zoccolo sembrano derivare per il tramite del mausoleo di Alicarnasso le tombe monumentali ellenistiche (vedi ancheTrysa, Xanto).