Kemény, Zsigmond

romanziere ungherese (Alvinc 1814-Pusztakamarás 1875). Discendente dalla famiglia dei principi di Transilvania, si meritò, dopo una lunga carriera pubblicistica, la qualifica di principe dei giornalisti ungheresi. Ma la sua vera fama è legata ai romanzi, soprattutto a quelli storici, che egli portò alla perfezione maggiore in Ungheria soprattutto per la penetrazione psicologica dei personaggi e per la scoperta delle cause ultime di ogni avvenimento e delle più sottili interdipendenze nella vita della società. Scrisse il primo romanzo sulla vita di Camões, La vita e le illusioni (1842, ma pubblicato postumo), ma esordì alle stampe con Pál Gyulai (1847) sul conflitto insanabile tra la logica fatale della vita politica e le aspirazioni della vita privata; seguirono Una vedova e sua figlia (1857), in cui la tragedia di una famiglia si compie sullo sfondo di un'età di decomposizione sociale; I fanatici (1859), che presentano la tragedia della setta protestante dei sabbatici, mentre l'ultimo romanzo, Tempi cupi (1862), su una delle epoche più tragiche della storia ungherese, mostra il pessimismo storico dell'autore al suo acme.

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