Keller, Gottfried
Indicescrittore svizzero (Zurigo 1819-1890). Figlio di un artigiano di idee progressiste, rimasto orfano e privo di mezzi, nel 1840 andò a Monaco a studiare pittura. Riconosciuto il proprio talento di scrittore, ritornò a Zurigo, dove nel 1848 ottenne una pensione cantonale. Entrò in contatto con i liberali, con Freiligrath e Herwegh, partecipò a una sommossa e compose canti patriottici. A Heidelberg ascoltò il filosofo Feuerbach, quindi passò a Berlino e qui avviò, dopo falliti tentativi drammatici, la prima e maggiore delle sue opere, Der grüne Heinrich (1854-55 e 1879-80; Enrico il Verde) Rientrato a Zurigo, fu per quindici anni coscienzioso impiegato statale. Negli anni maturi frequentò C. F. Meyer, Burckhardt, Nietzsche e Wagner e fu in corrispondenza con Storm e Heyse. Ebbe diversi amori difficili e visse fino alla morte con la sorella nubile. È il maggior rappresentante del realismo poetico e uno dei più grandi narratori della letteratura tedesca. È erede di Goethe e del Biedermeier oltre che della tradizione pedagogica svizzera, che in lui bene armonizza con l'ispirazione squisitamente visiva e il rapporto sensista, epicureo, col mondo, in particolare con la sfera delle piccole cose quotidiane della vita provinciale e rurale della Svizzera. Dalla lacerazione passionale e dall'aspra polemica col mondo Keller passerà come Enrico, suo fedele autoritratto, a una rassegnata, antiromantica saggezza che libera le energie a favore della comunità. Comunità teneramente amata e impietosamente fustigata dal Keller umorista delle novelle Die Leute von Seldwyla (1856 e 1874; Gente di Seldwyla), di cui fanno parte il capolavoro Romeo und Julia auf dem Dorfe (Romeo e Giulietta nel villaggio), storia d'amore e di morte suicida di due rampolli di famiglie contadine rivali, Die drei gerechten Kammacher (I tre pettinai giusti), Spiegel, das Kätzchen (Spiegel, il gattino), altro stralcio in chiave umoristica di autobiografia kelleriana, e la serena Der Schmied seines Glückes (L'artefice della propria fortuna). La religiosità terrestre dell'ateo Keller trova espressione nel ciclo Die sieben Legenden (1872; Le sette leggende), in cui sette agiografie sono convertite in soavi e ironiche storie d'amore. Le Zürcher Novellen (1876-77; Novelle zurighesi) sono invece cinque esempi tratti dalla storia della città, proposti entro una cornice a un giovane che desidera eccellere; tra di esse spiccano Das Fähnlein der sieben Aufrechten (Il piccolo vessillo dei sette giusti), specchio del pessimismo politico del Keller maturo. Ciclo di novelle composto in romanzo è pure Das Sinngedicht (1881; L'epigramma): un giovane scienziato, a lungo dimentico della vita, vuole riaprire gli occhi su di essa e in particolare sulle donne; con una di esse, sostenitrice della parità dei sessi, nascerà una specie di tenzone narrativa a lieto fine. L'ultimo romanzo di Keller, Martin Salander (1886), incompiuto, interessa per la confusa opposizione del vecchio Keller ai trionfi dell'era industriale, ma attesta anche il declino delle sue capacità.
Bibliografia
N. Saito, Interpretazione di Keller, Roma, 1956; A. M. Dell'Agli, Keller, Napoli, 1964; J. M. Lindsay, Keller, Life and Works, Londra, 1968; B. Weber, Der Maler Keller, Basilea, 1971.