Jarmusch, Jim
regista cinematografico statunitense (Akron, Ohio, 1953). Inizialmente influenzato da Wim Wenders e dal suo sguardo apparentemente neutro, oltretutto raffreddato da un elegante bianco e nero, per osservare umanità e luoghi di preferenza marginali e periferici, Jarmusch ha poi aggiunto nel tempo un particolare humour e un gusto nel raccontare che ricorda certa felice narrativa statunitense sospesa tra l'ironia, il minimalismo e la citazione pulp. Jarmusch ha esordito con il cineasta tedesco nello spettacolo, lavorando come assistente alla produzione per Lampi sull’acqua (1980) e chiaramente debitrici di quell'estetica sono le sue prime opere Permanent Vacation (1982) e Stranger Than Paradise (1984). Già con Daunbailò (1986), forse anche per la presenza di uno stralunato R. Benigni, il suo cinema è sembrato, pur nel rigore della forma, quasi sgelarsi verso un umorismo più coinvolgente. Così è stato nella sua prima opera a colori, Mistery Train (1989), una trilogia di racconti tutti ambientati a Memphis, là dove era iniziata la carriera di Elvis Presley. Con Tassisti di notte (1991) ha continuato la strada del film a episodi, uniti dal filo conduttore della professione dei protagonisti di ogni capitolo, ambientando le diverse parti del film in varie località del globo. Più riuscito il successivo Dead Man (1995), un curioso anti-western spiritualista interpretato da Johnny Deep. Dopo The year of horse (1997), una rivisitazione documentaristica della musica dello storico gruppo rock Crazy Horse, nel 2000 ha diretto Ghost Dog-Il codice del samurai, che abbina con sottile umorismo filosofia zen e stilizzazione del genere noir. Nel 2003 ha presentato alla Mostra del cinema di Venezia, fuori concorso, il film Caffè e sigarette. Altri film: Broken Flowers (2005)The Limits of Control (2009), Only Lovers Left Alive (2013). Da segnalare anche la divertita e occasionale attività del cineasta come attore, degna di nota almeno in Straight to Hell (1987) di A. Cox e in Blue in the Face (1996) di W. Wang.