Imbriani, Vittòrio
patriota e letterato italiano (Napoli 1840-1886). Figlio di Paolo Emilio, trascorse, col padre esule, la giovinezza a Torino e frequentò a Zurigo le lezioni di F. De Sanctis. Partecipò alle campagne del 1859 e del 1866 e venne fatto prigioniero a Bezzecca. Nel 1885 ebbe la cattedra di estetica all'Università di Napoli. Collaboratore di vari giornali (Italia di De Sanctis, Patria, Patria Nuova, Araldo, Il Fanfulla), fu scrittore estroso, di un'ironia che si rafforza nel paradossale e nel grottesco. Si ricordano in particolare i racconti Mastro Impicca (1874), Per questo Cristo mi feci turco (1883) e il romanzo Dio ne scampi dagli Orsenigo (1882), caratterizzati da un linguaggio originale, misto di erudizione aulica, di espressioni dialettali e di neologismi. Fu anche autore, polemico e mordace, di saggi critici: Fame usurpate (1877), Studi letterari e bizzarrie satiriche (postumo, 1907).
Vittorio Imbriani in un ritratto di M. Lenzi (Napoli, Museo di S. Martino).
De Agostini Picture Library/A. Dagli Orti