Hebbel, Friedrich
scrittore tedesco (Wesselburen, Dithmarschen, 1813-Vienna 1863). Figlio di un muratore e dapprima autodidatta, poté frequentare le università di Heidelberg e di Monaco grazie all'aiuto di una cucitrice, dalla quale ebbe due figli. Fu a Parigi, dove conobbe Heine, poi in Italia. Nel 1846 sposò una ricca attrice del Burgtheater di Vienna, che lo aiutò a entrare nei circoli letterari. È, con Büchner e Grabbe, il maggior drammaturgo del realismo tedesco e al pari di loro un outsider dell'età della Restaurazione. Del suo carattere violento e dei suoi conflitti sono fedele specchio i Tagebücher (dal 1836; Diari), che ci svelano la sua esperienza fondamentale, non dissimile da quella di Kafka: la solitudine del singolo colpevole-innocente di essere appunto singolo in opposizione al cosmo, che nel suo divenire dialettico e imperscrutabile tenta di schiacciarlo. Ma è in questa lotta, per Hebbel, che si forma la dignità dell'uomo e, nell'arte, il personaggio, com'egli teorizza nello scritto Mein Wort über das Drama (1843; La mia opinione sul dramma). Influssi di Schiller, Hegel, Feuerbach e Schopenhauer si condensano in un pantragismo fra i più disperati del mondo tedesco. In esso si trovano immerse e trasfigurate Judith (Giuditta, 1839), che uccide Oloferne ma vuole poi essere punita con la morte per averne subito il fascino virile, la leggendaria Genoveva (1841; Genoveffa), la borghese Maria Magdalene (1843), vittima di una concezione borghese dell'amore, la mitica Marianna di Herodes und Mariamne (1847-49), amata e umiliata dallo sposo come un oggetto. La rivoluzione del 1848 gli ispirò il dramma della ragion di Stato Agnes Bernauer (1851). Vittima è la donna, in insanabile conflitto con l'uomo, anche nell'astruso Gyges und sein Ring (1856; Gige e il suo anello). Parzialmente fallita è la trilogia Die Nibelungen (1862; I Nibelunghi). Commedie e novelle rivelano un Hebbel minore; splendido invece il poemetto Mutter und Kind (1859; Madre e figlio).