Hawkins, Coleman
sassofonista jazz statunitense (Saint Joseph, Missouri, 1904-New York 1969). Di famiglia borghese, esordì a 17 anni con la cantante Mamie Smith. Nell'orchestra di Fletcher Henderson divenne, ispirato dal collega L. Armstrong, il primo grande improvvisatore di sax tenore: con il furioso assolo in Stampede (1926) diede allo strumento, allora raro, una voce scura e aggressiva. Con Henderson maturò uno stile tortuoso e barocco; poi si trasferì (1934) in Europa, dove incise splendidi dischi con mediocri orchestre da ballo, e sperimentò duetti e trii “da camera”. Tornato in patria (1939) fu scoperto dal grande pubblico in un disco inciso per caso, Body and Soul (2 milioni di copie). Disgustato dalla banalità dello swing, si intruppò con i giovani turchi del bebop, li aiutò, incise con loro; ideò anche un profetico brano per sax solo, Picasso (1948). Dal 1950 il gusto si spostò verso il timbro lieve del rivale Lester Young, e Hawkins parve finito. Ma tornò in scena (1954), indomito grande vecchio, senza temere la sfida dei più arditi innovatori: J. Coltrane, Sonny Rollins, E. Dolphy. Una triste vicenda personale ne causò (1966) il repentino crollo psichico. Uomo colto, animato da una continua sete di progresso, Hawkins ha lasciato brani di impressionante grandiosità interiore, ora urlanti, ora carezzevoli.