Gutenberg, Johann
Indicetipografo tedesco (Magonza tra il 1394 e il 1399-1468). Figlio del patrizio Frielezum von Gensfleisch, assunse il nome Gutenberg da un possedimento della famiglia. È considerato l'inventore della stampa tipografica a caratteri mobili: l'invenzione di Gutenberg consiste in realtà nell'aver sintetizzato e portato a pratica applicabilità diverse tecniche ed esperienze in parte già note e utilizzate separatamente, per esempio per la stampa silografica e per l'oreficeria. I primi tentativi tipografici di Gutenberg risalgono al 1439-40, quando, esule politico a Strasburgo, costituì per lo sfruttamento della sua invenzione una società, peraltro fallita prima di aver prodotto alcunché in seguito al furto dei materiali e degli attrezzi. Tornato a Magonza e ripresi i suoi tentativi, verso il 1449 costituì una nuova società finanziata da J. Fust: stampò così le Lettere d'indulgenza del 1454-55 e altre cose minori di cui restano solo pochi frammenti e iniziò, nel 1452, la composizione della celebre Bibbia latina detta delle 42 linee o Mazarina. Fallita nel 1455 la società, Gutenberg dovette cedere a Fust e altri quasi tutta l'attrezzatura tipografica: la Bibbia di 42 linee, il primo libro a stampa , fu così completata e pubblicata nel 1456 nella tipografia ormai intestata a Fust e a Peter Schöffer. Con altri soci Gutenberg riuscì a costituire una nuova tipografia: nel 1457-58 stampava la Bibbia di 36 linee (che tuttavia alcuni studiosi negano sia, in tutto o in parte, sua) e nel 1460 il Catholicon di Giovanni Balbi, oltre a cose minori non tutte di sicura attribuzione. Secondo la tradizione, avrebbe abbandonato l'attività tipografica nello stesso 1460 perché colpito da cecità.
Johann Gutenberg. Pagina della Bibbia detta ""delle 42 righe"" (Magonza, Gutenberg Museum).
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J. Guignard, Gutemberg et son œuvre, Parigi, 1960; V. Scholderer, Johann Gutenberg, the Inventor of Printing, Londra, 1963; H. Widmann (a cura di), Der Gegenwärtige Stand der Gutenberg-Forschung, Stoccarda, 1972; R. Rostagno, La Bibbia Mazarina, Firenze, 1986.