Gracián y Morales, Baltasar
Indicescrittore spagnolo (Belmonte de Calatayud 1601-Tarragona 1658). Studiò presso i gesuiti e intorno al 1619 entrò nell'ordine. Insegnò morale e filosofia in diversi collegi gesuiti e la sua brillante erudizione, accompagnata dall'eloquenza, gli valse larga fama. Nel 1646, cappellano dell'esercito mandato a sedare la rivolta dei Catalani, dette prova di grande coraggio. Amico di V. J. de Lastanosa e di A. de Ustarroz, uomini di notevole cultura, formò con loro e con altri eminenti personaggi un circolo di amici e letterati in cui il suo spirito analitico e ironico ebbe modo di affinarsi. Nel 1651, con la pubblicazione della prima parte di El criticón, i suoi rapporti con i gesuiti divennero critici, al punto che egli chiese, senza che gli fosse concesso, di uscire dall'ordine. Combattuto per le sue idee spregiudicate, fu vittima di varie sanzioni e confinato a Graus, quindi a Tarragona dove morì. Sulla base di una concezione negativa della vita umana (homo homini lupus) la meditazione di Gracián si svolge attraverso tre momenti. Nel primo, rappresentato dai trattati cortigiani El héroe (1637), El politico Fernando (1640), El discreto (1646), Gracián , accettando la realtà del mondo, si limita a proporre il comportamento più adatto per trionfare. In un secondo momento, posta la necessità del trionfo nella vita sociale, egli indica come mezzo indispensabile la prudenza (astuzia più cautela): Oraculo manual y Arte de prudencia (1647); ma già ne El criticón l'atteggiamento di Gracián diventa negativo: la ricerca del trionfo è uno sforzo vano. Solo in un terzo momento la sua riflessione si volge ai temi religiosi: El comulgatorio è una raccolta di 50 meditazioni eucaristiche. Gracián è il maggiore scrittore in prosa di quel movimento letterario dell'età barocca denominato concettismo: egli stesso ne espone i principi e i precetti in Agudeza y Arte de ingenio (1648). Lo scrittore deve condensare in frasi brevi concetti che sono il risultato di un atto di intelligenza, di intuizione, con cui egli coglie la corrispondenza fra le cose; tali concetti devono essere esposti con agudeza, che viene in tal modo a essere considerata la forma dell'espressione concettuale. L'opera che però ha procurato a Gracián maggior fama e che è considerata il suo capolavoro è El criticón, un romanzo allegorico in tre parti (1651, 1653, 1657), in cui l'autore espone con chiarezza la sua visione aristocratica e individualista del mondo. Centrato sul rapporto fra un uomo colto sperduto in un'isola e un selvaggio, El criticón è una vera fenomenologia della presa di coscienza del mondo attraverso il rapporto uomo-natura, e una critica della vita sociale. Fu assai ammirato da scrittori come La Rochefoucauld, Schopenhauer (che lo tradusse in tedesco) e Nietzsche. Con Góngora, Calderón e Quevedo, Gracián porta alle estreme possibilità e conseguenze la sensibilità e la letteratura barocca.
M. Battlori, Baltasar Gracián en su vida y en sus obras, Saragozza, 1969; L. Ancieschi, La poetica di Gracián in Europa, Napoli, 1989.