Gherardésca, Ugolino della-
conte di Donoratico e signore di un sesto del Giudicato (o regno) di Cagliari (Pisa, prima metà del sec. XIII-1289). Esponente del ghibellinismo pisano, prese parte alle guerre contro Genova. Avvicinatosi poi ai Visconti, quindi ai guelfi, ebbe parte nella conclusione del trattato tra Pisa e Carlo d'Angiò (1272). Rifiutatosi di consegnare a Pisa il tributo sui feudi sardi, fu imprigionato e bandito (1275). Unitosi allora ai guelfi di Toscana, prese parte a incursioni in territorio pisano. Ritornato in città (1276), riacquistò una posizione preminente e fu uno dei capi nella lotta contro Genova, fino alla disastrosa battaglia della Meloria (1284). I Pisani, per tentare un accordo coi guelfi e scongiurare la crescente pressione di Firenze e di Lucca, lo nominarono podestà e capitano del popolo (1285). Ugolino della Gherardesca fece pace con Firenze e con Lucca e continuò la guerra con Genova. Col proposito di rendere più salda e duratura la signoria, si associò il nipote Nino Visconti, giudice di Gallura, ma, venuto a contrasto con lui, si accordò con l'arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini e la nobiltà ghibellina ottenne la cacciata di Nino Visconti. Ma poco dopo l'arcivescovo e i ghibellini, volendo restaurare la repubblica, accusarono Ugolino della Gherardesca di tradimento (1288). Imprigionato nella “muda” dei Gualandi, nel marzo 1289 venne lasciato morire di fame insieme coi due figli Uguccione e Gaddo e coi nipoti Anselmuccio e Brigata. La sua morte ispirò a Dante uno dei più celebri episodi dell'Inferno (XXXII, 124-139 e XXXIII, 1-90).