Geremìa
profeta dell'Antico Testamento (Anatôt ca. 650 a. C.-Egitto ca. 585 a. C.). Di famiglia sacerdotale, ricevette il mandato divino nel XIII anno del regno di Giosia (ca. 628 a. C.). Favorevole al re Giosia e alla sua riforma, osteggiò invece i suoi successori Joiakim e Joiakin, mentre con l'ultimo re, Sedecia, ebbe rapporti ambigui. Predicò, tra l'altro, la sottomissione a Nabucodonosor II di Babilonia per cui venne accusato di alto tradimento e imprigionato. Solo l'intervento clandestino di Sedecia riuscì a salvarlo dalla morte. Conquistata Gerusalemme (587 a. C.), venne liberato, ma poco dopo fu trascinato in Egitto da un gruppo di ribelli e quivi morì. § Per antonomasia, il termine è entrato nel linguaggio comune a indicare chi è solito lamentarsi o fa per abitudine previsioni catastrofiche; nella loc.: fare il geremia, tenere discorsi prolissi e lamentosi. § Oltre al libro di profezie a Geremia si attribuiscono le Lamentazioni, nelle quali si esprimono il dolore per la caduta di Gerusalemme e il desiderio del perdono di Dio.