Eliot, George

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pseudonimo della scrittrice inglese Mary Ann Evans (Arbury Farm, Warwickshire, 1819-Londra 1880). Di famiglia evangelica, ricevette una severa educazione religiosa che ne influenzò tutta la vita, anche quando, a contatto con il pensiero razionalista, divenne agnostica. I suoi romanzi sono improntati a un austero moralismo, che dopo la morte le valse l'immeritata nomea di bigotta. L'intento didattico, che pur appesantisce la sua opera, è infatti nella Eliot, più che lezione di vita, indice di un mondo in crisi alla ricerca di valori. Iniziò la carriera letteraria traducendo testi filosofici e teologici dal tedesco, fra cui La vita di Gesù di D. F. Strauss (1846). Nel 1851 si trasferì a Londra ed entrò nella redazione della Westminster Review, dove conobbe il critico George Henry Lewes. Sfidando i pregiudizi del tempo andò a vivere con lui, che era diviso dalla moglie, e la relazione durò sino alla morte di Lewes nel 1878. Fu lui che la spinse a tentare la narrativa. Nei primi racconti, Scenes of Clerical Life (1858; Scene di vita clericale) e nei romanzi Adam Bede (1859), The Mill on the Floss (1860; Il mulino sulla Floss), la sua opera più famosa, e Silas Marner (1861), la Eliot pone i suoi personaggi sullo sfondo rurale e provinciale della sua infanzia, ricreato attraverso la minuta e disincantata descrizione della vita della gente semplice. Un tragico senso di colpa perseguita coloro che osano ribellarsi alla morale di quel gretto mondo contadino e a essi si rivolge l'umana simpatia della scrittrice, che pur sente sempre l'esigenza di affermare l'inevitabilità del rapporto tra colpa e punizione. In Felix Holt, the Radical (1866; Felix Holt, il radicale) e in Middlemarch (1872), forse il suo capolavoro, narra le vicende della borghesia di provincia al tempo della riforma elettorale del 1832. In Daniel Deronda (1876), ambientato a Londra, tratta dell'antisemitismo e dell'infelicità coniugale, tema ricorrente in tutti i romanzi. L'arte della Eliot è spesso viziata dal fondo intellettualistico e ragionatore del suo temperamento, che tende a privarla di spontaneità, e nello stesso tempo la sua capacità d'invenzione fantastica non è tale da trasfigurare e fondere in modo costante tutti gli elementi del suo mondo poetico in una creazione coerente. Tentò pure il genere storico con Romola (1863), fredda e artificiosa storia fiorentina del sec. XV, che suscitò l'ammirazione di Browning, e compose opere in versi, elaborate e artificiose (The Spanish Gipsy, 1868; La gitana). Sei mesi prima di morire sposava John Cross, di vent'anni più giovane di lei e suo primo biografo. Assai popolare nell'Ottocento, nonostante la critica sia sempre stata divisa sul suo conto, la Eliot fu riportata alla ribalta da F. Leavis (The Great Tradition, 1948; La grande tradizione) ed è considerata uno dei maggiori romanzieri del periodo vittoriano. Aprì la via al romanzo psicologico moderno e influenzò l'opera di Henry James e del giovane Proust. I suoi romanzi infatti sono fra i primi esempi di analisi introspettiva dell'animo umano, dibattuto fra le scelte della propria coscienza e le regole imposte da una società conformista.

Bibliografia

B. Hardy, The Novels of George Eliot: a Study in Form, Londra, 1959; M. Crompton, George Eliot, the Woman, Londra, 1960; J. Bennet, George Eliot, Her Mind and Her Art, Londra, 1962; W. Allen, George Eliot, Londra, 1965; F. R. Leavis, La linea d'ombra, Milano, 1973; B. W. Bourg, The Thought and Character of George Eliot, Boston, 1986.

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