Dudreville, Leonardo
IndicePittore italiano (Venezia, 1885 - Ghiffa, 1975). Nato da una famiglia di origine francese (il cui cognome Dudreuil venne italianizzato in Dudreville), rimane cieco da un occhio in giovane età per un incidente con una balestra. Nel 1902 abbandona gli studi classici con l'intenzione di fare il pittore. Trasferitosi a Milano, compie i suoi studi all’Accademia di Brera dove, ammirando i lavori di Segantini, entra in contatto con l’ambiente divisionista lombardo che condiziona i suoi primi lavori. Nel 1906 con Anselmo Bucci e Mario Bugelli si trasferisce a Parigi ma, deluso, vi rimane solo pochi mesi. In seguito, si stabilisce a Borgo val di Taro in provincia di Parma dove realizza l’opera più nota del suo periodo giovanile: Mattino sull’Appennino oggi esposta alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Parallelamente si dedica alla musica come violinista, violoncellista e compositore. In questi anni si avvicina al Futurismo conoscendo Boccioni, ma il suo nome non viene inserito nel Manifesto dei Pittori Futuristi. Intorno al 1911 Dudreville si avvicina all’astrattismo; le opere in cui si rivela questo cambiamento di indirizzo formale sono le tavole della Trilogia campestre, in cui si osserva una pittura orientata dal ritmo interiore delle cose (come per Kandinskij, fondata su una corrispondenza tra lo stato d'animo e il colore). Dopo la Grande Guerra, Dudreville evolve la sua pittura verso il realismo (Il caduto, 1919) e si avvicina al cenacolo di Margherita Sarfatti: pur essendo tra i fondatori del movimento Novecento nel 1922, la sua partecipazione rimane limitata e se ne distacca nel 1924. Nel 1926, rifiuta l’invito di Sarfatti a entrare nel comitato di Novecento italiano. In questi anni Dudreville definisce la sua pittura “fiamminga” termine con cui vuole indicare una vena intimistica e di ricerca di una relazione oggettiva con la natura senza schemi preconcetti. Durante la Seconda guerra mondiale, per sfuggire ai bombardamenti, si trasferisce a Ghiffa sul Lago Maggiore dove si stabilisce e si dedica alla pittura, alla musica, alla stesura di quaderni di memorie e testimonianze e alla costruzione di barche. Qui muore nel 1975.
Bibliografia
M. Rosci, Dudreville tra futurismo ed espressionismo, in Arte illustrata, II (1969), pp. 38-45; E. Crispolti, Il mito della macchina e altri temi del futurismo, Trapani 1971; Leonardo Dudreville a Ghiffa. Dipinti dal 1942 al 1968, a cura di P. Thea, Milano 1988.