Cristo
IndiceLessico
sm. [sec. XIII; dal latino Christus, risalente al greco Christós, propr. unto].
1) Appellativo e quindi secondo nome di Gesù: la morte di Cristo; Cristo in croce; avanti Cristo, dopo Cristo, nelle date, per indicare se prima o dopo la nascita di Gesù; cavalieri di Cristo, i crociati; esser fratelli in Cristo, esser uniti dal vincolo della carità cristiana; addormentarsi in Cristo, morire serenamente; la sposa di Cristo, la Chiesa. Fig.: un povero cristo, persona sfortunata, che desta compassione. In loc. del linguaggio popolare: senza tanti Cristi, senza tergiversazioni o proteste; non c'è Cristo, non ci sono Cristi, non c'è alcun mezzo per ottenere qualche cosa, non c'è verso. Nell'uso popolare e diallettale, interiezione per esprimere stupore, rabbia, ecc. § Nell'Antico Testamento il termine era usato solitamente per il re d'Israele (I Samuele 24, 7); occorre però precisare che venivano unti non solo i re, ma anche i profeti e i sacerdoti. Infatti l'unzione indicava l'appartenenza a Dio di un uomo investito di particolare autorità o comunque incaricato di una missione. In questo senso anche Ciro, non ebreo, è un cristo. Nel Nuovo Testamento il termine Cristo ricorre frequentemente, riferito alla persona di Gesù, e assume anche il valore di nome vero e proprio. Gesù però non lo ha mai adoperato in riferimento a se stesso.
2) Immagine di Gesù, per lo più crocifisso: scolpire un Cristo; un Cristo dipinto.
Cristo raffigurato in un antico intarsio di marmi (Ostia, Museo).
De Agostini Picture Library / G. Nimatallah
Cristo trionfante, mosaico del sec. VI (Ravenna, Chiesa di S. Vitale).
De Agostini Picture Library / A. De Gregorio
Iconografia
Tra le opere più antiche dell'arte paleocristiana non si trovano rappresentazioni antropomorfiche di Cristo, in quanto la prima produzione cristiana risente ancora della riluttanza dell'ebraismo a rappresentare la divinità in forme umane. I simboli più frequenti sono il monogramma di Cristo formato dalle lettere greche khi e rho (prime lettere del nome Christos) intrecciate; il pesce, poiché in greco le lettere della parola ichthýs (appunto pesce) coincidono con le iniziali della definizione Iesús Christós Theû yiós soter (Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore); l'agnello che tiene la croce o il vessillo della resurrezione, in quanto la morte di Cristo sulla croce era stata prefigurata dal sacrificio dell'agnello pasquale fatto da Mosè. Tuttavia, a partire dal sec. III, accanto a queste immagini simboliche comincia ad apparire la rappresentazione della figura umana del Cristo . Negli affreschi che decorano l'ipogeo degli Aureli (Roma) compare il Cristo barbato, vestito col pallio e in atto d'insegnare, che iconograficamente si ricollega all'immagine del filosofo pagano, del Maestro. Sulla fine del sec. III in un sarcofago frammentario (Roma, Museo Nazionale) il Cristo, che appare con il volto di un vecchio barbuto dai capelli lunghi, assume i caratteri del Giove pagano. Da questo tipo iconografico ha origine la rappresentazione del Cristo Re che si afferma a partire dall'età teodosiana. Nell'arte paleocristiana si trova anche il tipo iconografico del Cristo giovane e imberbe, ispirato all'ideale ellenico del dio giovane e bello: così è raffigurato in una statuetta del Museo Nazionale Romano, nelle catacombe dei Giordani, in un mosaico dell'abside di S. Aquilino (Milano, S. Lorenzo) e ancora nell'arte musiva ravennate (mosaico absidale di S. Vitale) , nelle miniature carolinge e ottoniane; mentre in epoca successiva si trova solo il Cristo barbato. Nel mondo bizantino trova particolare diffusione la rappresentazione del Cristo Pantocrator (mosaici di Dafni, della Cappella Palatina di Palermo, di Monreale, di Cefalù). In Occidente si afferma invece il tipo del Cristo in maestà, che con la mano destra benedice e con la sinistra tiene il Libro della Legge; è assiso in trono, racchiuso entro una “mandorla” e attorniato dai simboli degli Evangelisti. Generalmente questa immagine si trova nel catino absidale o nel timpano dei portali delle chiese romaniche e gotiche (affresco dell'abside di S. Angelo in Formis, timpano di Moissac, di Autun, del portale dei Re a Chartres). È infine da ricordare l'immagine del Cristo Giudice, che compare nelle scene del Giudizio Universale.
C. Cecchelli, Iconografia del Cristo nell'arte paleocristiana e bizantina, Ravenna, 1956; L. Réau, Iconographie de l'art chrétien, Parigi, 1957; H. Pfeiffer, L'immagine di Cristo nell'arte, Roma, 1986.