Comacini, Maèstri-

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denominazione attribuita nell'Editto di Rotari (643) e in quello di Liutprando (713) a maestranze corporativamente organizzate di muratori, capomastri, lapicidi. Sul termine comacinus, dall'oscura etimologia e presto caduto in disuso, sono state formulate molte supposizioni: la tesi più attendibile resta quella che lo fa derivare da una matrice topologica; tali maestranze si sarebbero infatti formate nella zona intorno a Como. Il linguaggio dei Maestri Comacini trovò, pur attingendo largamente a esperienze ravennato-bizantine, accenti di una propria originalità, soprattutto nella tecnica costruttiva e in taluni elementi decorativi e di stile che dovevano diventare parte integrante dell'arte lombarda . La tradizione comacina non andò perduta nel periodo romanico; nella regione comasca seguitarono infatti a formarsi maestranze che viaggiando per l'Europa diffusero i loro repertori, dando luogo a una corrente che è stata definita “comasco-lombarda”.

E. Arslan, L'architettura romanica; la Scultura romanica, in “Storia di Milano”, III, 1954; M. C. Bournand, Les Artisans dans le royaume lombard, in “Arte Lombarda”, Milano, 1959; C. Magni, Architettura romanica comasca, Milano, 1961.

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