Columbia Britànnica

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Generalità

Provincia (947.800 km²; 4.023.100 ab. nel 1999; densità 4 ab./km²; capoluogo Victoria) del Canada occidentale, tra l'Alberta a E, i Territori del Nord-Ovest e lo Yukon a N, gli USA a S e a NW (Alaska); a SW si affaccia all'Oceano Pacifico. Il territorio, essenzialmente montuoso, è interessato a E dalla catena delle Montagne Rocciose (monte Robson, 3954 m), che si articolano in catene minori, quasi parallele (monti Cariboo, Selkirk, Monashee ecc.), e a W dai rilievi della Catena Costiera (monte Waddington, 4042 m); la costa, intagliata da profonde insenature, è fronteggiata da un cordone di isole (isole di Vancouver e della Regina Carlotta) . Tra i due sistemi montuosi si estende un vasto altopiano, con molti bacini lacustri e solcato da numerosi fiumi (Stikine, Fraser, Skeena, Columbia). La regione costiera ha un clima di tipo oceanico, mite e umido, mentre nell'interno le caratteristiche sono nettamente continentali, con inverni molto rigidi; le precipitazioni, copiose sulla costa (oltre 2000 mm annui), sono scarse sull'altopiano centrale (435 mm annui). Abitata da ca. 80.000 Amerindi e meno di un migliaio di bianchi intorno al 1855, la Columbia Britannica fu investita, in quegli anni, dalla “febbre dell'oro”, che vi riversò un gran numero di cercatori provenienti dalla California, dal resto del Canada e persino dall'Australia. Una seconda e più duratura fase di sviluppo fu avviata dal completamento della ferrovia Canadian Pacific (1885) e incrementata dall'apertura del Canale di Panamá (1914), che resero commerciabili le ingenti risorse della provincia anche sui mercati della costa atlantica; inoltre, dal 1891, linee regolari di navigazione collegavano Vancouver con l'Asia orientale. La popolazione crebbe, così, dai 180.000 ab. del 1901 ai quasi 700.000 del 1931. Sfruttamento forestale, minerario e costruzioni navali diedero impulso all'economia durante e dopo la seconda guerra mondiale e la crescita demografica proseguì a ritmo sostenuto. Oltre il 70% del territorio è ricoperto da foreste, specie di conifere, la cui utilizzazione costituisce una delle principali risorse della Columbia Britannica. L'agricoltura, praticata soprattutto nelle aree sudoccidentale (valli di Fraser, Okanogan, Kootenay), dà cereali, frutta e patate; maggiore importanza rivestono però la pesca (salmoni, aringhe) e lo sfruttamento del sottosuolo (oro, argento, rame, piombo, zinco, carbone, gas naturale, petrolio ecc.). Le industrie, favorite dall'abbondanza di energia idroelettrica, riguardano essenzialmente la trasformazione delle risorse locali (conservifici, segherie, cartiere, complessi siderurgici, meccanici, chimici, petrolchimici). Città principale, oltre al capoluogo, è Vancouver (1.999.200 ab. l'area metropolitana, principale sbocco del Canada sul Pacifico). La rete viaria ha ricevuto un particolare impulso negli anni 1955-1970, con la costruzione di circa 12.000 km di autostrade. Notevole importanza, per le comunicazioni, rivestono inoltre la navigazione marittima (oltre a Vancouver e Victoria, i maggiori porti sono New Westminster, Nanaimo e Prince Rupert) e il trasporto aereo. In inglese, British Columbia.

Storia

La Columbia Britannica fu scoperta da F. Drake intorno al 1570; il navigatore spagnolo J. Pérez ne prese possesso nel 1774, in nome della corona spagnola. Fu poi esplorata, lungo la costa, dagli inglesi Cook e Vancouver e raggiunta, dall'interno, da A. Mackenzie. Dapprima fece parte delle concessioni della Hudson's Bay Company; nel 1849 l'isola di Vancouver e nel 1858 la terraferma divennero colonie inglesi, fuse nel 1866 nella colonia della Columbia Britannica, che nel 1871 divenne la sesta provincia del Canada.

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