Castri, Màssimo
attore e regista teatrale italiano (Cortona 1943-Firenze 2013). Cominciò a recitare nel 1965 e passò stabilmente alla regia dopo alcuni esperimenti, anche come autore, di teatro politico. Svolse la maggior parte della propria attività al Teatro La Loggetta di Brescia (poi Centro Teatrale Bresciano) e si affermò soprattutto allestendo lavori di Pirandello (Vestire gli ignudi, 1976; La vita che ti diedi, 1978; Così è se vi pare, 1979; Il piacere dell'onestà, 1984; Il berretto a sonagli, 1989) e di Ibsen (Rosmersholm e Edda Gabler, 1980; Il piccolo Eyolf, 1985; Gian Gabriele Borkmann, 1988). Da ricordare anche le messe in scena di Edipo di Seneca (1978), Urfaust di Goethe (1985), Il gabbiano di Čechov (1987), La famiglia Schroffenstein di Kleist (1989), La vita è sogno di Calderón de La Barca (1991, alla Fenice di Venezia). Portare in scena le tragedie di Euripide fu il progetto inseguito da Castri negli anni Novanta. Dopo l'Elettra (1993), fu la volta di Ifigenia e di Ecuba (1994). Direttore artistico del Teatro Metastasio di Prato inaugurò poi una trilogia goldoniana con Le smanie della villeggiatura (1995). Nel 2000 assunse la direzione del Teatro Stabile di Torino. Nel 2004 curò l'allestimento di Quando si è qualcuno di Pirandello e diresse la Biennale di Teatro di Venezia, mentre nel 2005 seguì la regia di Spettri di Ibsen e di Il padre di Strindberg. Nel 2007 diresse Tre sorelle di Čechov.