Carnèade di Cirène
(greco Karneádēs; latino Carneădes). Filosofo greco (Cirene ca. 219-Atene 129 a. C.). Fu il fondatore della cosiddetta media o terza Accademia. Nel 155 fece parte (con Critolao e con Diogene di Babilonia) dell'ambasceria inviata da Atene a Roma. Fra i più illustri rappresentanti dello scetticismo greco, Carneade è mosso nella sua ricerca non da preoccupazioni di ordine morale come Pirrone, bensì di ordine logico e rivolte principalmente a confutare le dottrine stoiche. Carneade combatté non solo la gnoseologia, ma anche la teologia degli stoici: all'ottimismo della prova stoica dell'esistenza di Dio fondata sull'ordinamento finalistico del mondo, egli oppone una visione pessimistica del male e dell'infelicità presenti nell'universo. Quanto alla divinazione cui gli stoici attribuivano il potere di mettere in contatto l'uomo con la divinità, Carneade la ridusse a un insieme di superstizioni. Negatore di una conoscenza certa e sicura, Carneade fu, a nostra conoscenza, il primo a formulare nella storia della filosofia una teoria della probabilità: se nulla è certo, unico atteggiamento confacentesi al saggio è la sospensione del giudizio, l'attenersi al verosimile e al probabile. § Con riferimento alla domanda che Manzoni pone in bocca a Don Abbondio all'inizio del capitolo VIII dei Promessi sposi (“Carneade! Chi era costui?”), si usa in senso fig. come nome comune per indicare un tizio qualsiasi, una persona ignota o comunque poco conosciuta: da dove arriva quel carneade?