Boudard, Alphonse
romanziere francese (Parigi 1925-Nizza 2000). All'esperienza della guerra e della Resistenza ai Tedeschi (Boudard partecipò alla liberazione di Parigi nell'agosto 1944) sono dedicati i romanzi Bleubite (1975), Les combattants du petit bonheur (1977; I combattenti alla buona), Le corbillard de Jules (1979; Il carro funebre di Giulio) e Les grands criminels (1989; I grandi criminali). Considerato un epigono di Céline, anche per l'uso di una lingua fortemente segnata dall'argot, Boudard ha narrato alcune sue drammatiche esperienze come la prigione (La cerise, 1963, La ciliegia) e il sanatorio (L'hôpital, 1972) e ha descritto in novelle e commedie la vita delle classi popolari parigine (Les enfants du choeur, 1982, I chierichetti; Les sales mômes, 1983, I ragazzacci). La sua narrativa è caratterizzata soprattutto da una diffidenza e da un grande disincanto verso la realtà, sentimenti che l'hanno portato a preferire l'isolamento, mentre la sua cinica lucidità, a tratti spietata, emerge forte in L'âge d'or des maisons closes (1990; L'età d'oro delle case chiuse), libro che gli è valso l'etichetta di anarchico di destra. L'ultima opera, pubblicata pochi mesi dopo la sua morte, è Les Trois Mamans du petit Jésus (2000; Le tre mamme del Bambino Gesù).