Bin Laden, Osama
(Usāma Ibn Lādin). Sceicco saudita (Riyadh 1957-Abbottabad, Pakistan, 2011). Figlio di Muhammad ibn Awād ibn Lādin, un uomo d'affari yemenita che fece la sua fortuna in Arabia Saudita, Bin Laden, compiuti i suoi studi presso l'Università di Gidda, lasciò il suo Paese per andare a combattere contro l'esercito sovietico in Afghanistan. Qui nel 1980, con l'appoggio del Pakistan, dell'Arabia Saudita e della CIA, organizzò brigate volontarie arabe per difendere i musulmani afghani dall'occupazione sovietica. Alla fine degli anni Ottanta diede vita ad Al-Qāiʽda (Al-Qaida = la base), un'organizzazione fondamentalista i cui campi d'addestramento erano in territorio afghano e che, diramatasi in molti Paesi islamici, aveva stretto alleanze con gli hezbollah libanesi, il fronte della jihad islamica egiziana e i gruppi armati algerini. Espulso dall'Arabia Saudita per le accuse mosse contro il governo saudita di collusione con gli USA durante la guerra del Golfo, allontanato nel 1996 dal Sudan dove aveva stretto rapporti con i gruppi fondamentalisti locali, trovò rifugio in Afghanistan presso il regime dei Taliban. Con la sua organizzazione venne ritenuto responsabile già nel 1998 degli attentati alle ambasciate statunitensi in Kenya e in Tanzania e, nel settembre 2001, venne indicato come uno dei responsabili dell'attacco terroristico negli Stati Uniti (al World Trade Center di New York e al Pentagono a Washington). Comprovata la sua colpevolezza e protetto dal regime afghano che ne negava l'estradizione, finì per essere una delle cause del conflitto iniziato in Afghanistan il 7 ottobre 2001. Dopo la caduta del regime di Kābul si perderono le sue tracce, anche se le ricerche si concentrarono sempre tra il confine di Pakistan e Afghanistan. Nel maggio del 2011 un reparto speciale dell'esercito degli Stati Uniti riuscì a localizzarlo e a ucciderlo, nei pressi di Abbottabad, in Pakistan.