Bessarióne

cardinale, teologo e bibliofilo bizantino (Trebisonda 1399 o 1400-Ravenna 1472). Fu uno dei promotori dell'incontro tra la cultura greco-bizantina e l'umanesimo italiano. Studiò a Costantinopoli, alla scuola di G. Crisolora, con Francesco Filelfo. Monaco dal 1423, fu ordinato sacerdote nel 1431. Da quell'anno al 1436 fu a Mistrá, alla scuola di Gemisto Pletone, centro del platonismo greco. Nel 1437, da poco creato metropolita di Nicea, venne in Italia con l'imperatore Giovanni VIII; come oratore ufficiale dei teologi greci al Concilio di Ferrara-Firenze (1438-39), contribuì efficacemente all'atto di unione tra le Chiese greca e latina. Creato cardinale nel 1439, dopo il 1440 si stabilì a Roma e divenne uno dei personaggi più illustri del Sacro Collegio. Vescovo di Sabina dal 1449 e di Tusculo dal 1450, fu inviato da Niccolò V a ristabilire la pace a Bologna; durante questa legazione (1450-55) ridiede prestigio all'università gravemente decaduta. Dopo la caduta di Costantinopoli (1453) tentò invano, con scritti e missioni diplomatiche, di promuovere una crociata per riconquistare la città. La sua opera principale, In calumniatorem Platonis (Contro il calunniatore di Platone), è un'aspra risposta a Giorgio da Trebisonda che, nelle Comparationes (1455), aveva attaccato Platone. Tradusse in latino la Metafisica di Aristotele e scrisse anche prose e poesie d'occasione. La sua casa di Roma fu il ritrovo dei più illustri umanisti. Copista egli stesso e dotato di raro acume filologico, fondò un centro scrittorio che gli permise di costituire la più ricca biblioteca del Quattrocento. Lasciò alla Serenissima i suoi manoscritti, che ancor oggi rappresentano il fondo più importante della Biblioteca Marciana.

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