Arendt, Hannah
Indicefilosofa e politologa tedesca (Hannover 1906-New York 1975). Allieva di Martin Heidegger, Karl Jaspers e Rudolf Bultmann, studiò alle università di Marburgo, Friburgo e Heidelberg, dove si laureò con una tesi sull'amore in Sant'Agostino. All'avvento del nazismo in Germania, la Arendt, che era di origine ebraica, emigrò prima in Francia, poi, nel 1941, negli Stati Uniti, dove, dopo aver intrapreso diverse attività, si dedicò all'insegnamento universitario. L'opera di Arendt comprende saggi filosofici – come La vita della mente (pubblicato incompiuto nel 1978) e The human Condition (1958; trad. it. Vita activa, 1964) – e decisive riflessioni politiche che molto hanno influenzato il dibattito contemporaneo, come Le origini del totalitarismo (1951; trad. it. 1967) e Sulla violenza (1970). Nella sua produzione politologica confluiscono critica allo statalismo (e denuncia delle involuzioni totalitarie del marxismo politico), federalismo anglosassone e quella “filosofia della polis” che rivendica la restituzione della politica al cittadino, in un'originale rivisitazione del filone liberale e di quello anarchico libertario. Si è occupata anche di letteratura. Nell'ultimo decennio del sec. XX l'attenzione per la figura e segnatamente per il pensiero politico della Arendt è assai cresciuta. Sono stati numerosissimi i titoli (comprese riedizioni) usciti in Italia e altrove, quasi tutti arricchiti da saggi di curatori (quali Bettini, Boella, Dal Lago, Duso, Flores d'Arcais, Martinelli, ecc.) di formazione filosofica e politica. Si segnalano: La vita della mente (1987), Carteggio (1926-1969) - Arendt H.- Jaspers K. (1989), Sulla rivoluzione (1989), Vita Activa. La condizione umana (1989), Tra passato e futuro (1991), Le Banalità del male, Eichmann a Gerusalemme (1992), Ebraismo e modernità (1993), La lingua materna (1993), Cos’è‚ la politica? (1995), Il futuro alle spalle (1995), Le origini del totalitarismo (1996).
R. Esposito, Categorie dell'Impolitico, Bologna, 1988.