Andrèa del Castagno

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pittore italiano (Castagno d'Andrea, S. Godenzo, ca. 1421-Firenze 1457). La critica contemporanea (Salmi, Procacci, Berti) ha appurato una conoscenza di Paolo Uccello. Tuttavia la sua pittura mostra che guardò molto a Masaccio e a Donatello, accentuando anzi il plasticismo dei corpi per mezzo anche di forti scorci e sottolineando il rude carattere popolare dei suoi personaggi, dimostrando così di voler restare fedele al carattere realistico del primo Umanesimo. Scomparso l'affresco del 1440 nella facciata del palazzo del Podestà a Firenze, con la rappresentazione dei ribelli impiccati dopo la battaglia di Anghiari (donde gli derivò il soprannome di Andreìn degli Impiccati), documentano la sua prima attività gli affreschi del 1442 nella cappella di S. Tarasio in S. Zaccaria a Venezia. Tornato a Firenze nel 1444, fornì il cartone con la Deposizione per la vetrata di un occhio del tamburo della cupola di S. Maria del Fiore. Tra il 1445 e il 1450 eseguì la decorazione ad affresco di una parete del refettorio del convento di S. Apollonia con la Crocifissione, la Resurrezione e la Deposizione di Cristo nel registro superiore e l'Ultima Cena in quello inferiore. Si contrappongono così un paesaggio aperto, con assonanze cromatiche col colore di Domenico Veneziano, e uno spazio chiuso e architettonicamente definito, in cui domina sempre con tono vigoroso ed eroico la figura umana, i cui fermi volumi vengono definiti da linee precise che dosano la loro esposizione alla luce, impedendone la dispersione. Nell'Ultima Cena la prospettiva, scientificamente esatta, subisce una forte contrazione luminosa, che esalta l'individualità con cui sono visti gli apostoli, avvicinati all'osservatore dalla linea bianchissima della tovaglia. Dal 1450 Andrea del Castagno è impegnato nella decorazione di una loggia della villa Pandolfini a Legnaia (presso Firenze): una serie di figure di donne e uomini illustri (la Sibilla Cumana, la Regina Ester, la Regina Tomiri, Pippo Spano, Farinata degli Uberti, Niccolò Acciaioli, Dante, Petrarca, Boccaccio). Anche in questi affreschi (ora agli Uffizi), la geometrica spartizione cromatica del fondo non genera profondità, ma fa sbalzare in avanti le figure potenziandone il gesto e l'azione. Ideologicamente si può accostare a questo ciclo, tipicamente umanistico, l'affresco col Monumento equestre a Niccolò Tolentino (1456) in S. Maria del Fiore, che presenta un più accentuato studio lineare in funzione del movimento. Fra le altre opere si ricordano la Crocifissione, staccata dal convento degli Angeli, e la Pietà, affresco per il convento di S. Apollonia, ambedue conservate (accanto alle altre opere succitate) nel refettorio di S. Apollonia, e gli affreschi per due cappelle della chiesa della SS. Annunziata, raffiguranti rispettivamente la Trinità con S. Gerolamo fra la Madonna e Maria Cleofe (1454-55) e Il Salvatore e S. Giuliano (ca. 1455).

Bibliografia

A. M. Fortuna, Andrea del Castagno, Firenze, 1957; F. Russoli, Andrea del Castagno, Milano, 1957; M. Salmi, Andrea del Castagno, Novara, 1961; L. Berti, Andrea del Castagno, Firenze, 1966.

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