Anassìmene di Milèto
filosofo greco (560-528 a. C.). Terzo dei filosofi ionici, dopo Anassagora e Anassimandro, Anassimene considera principio del reale l'aria. Dalla contrazione e dall'ispessimento di essa si genera il freddo; dalla rarefazione e dall'assottigliamento invece nasce il calore. Pertanto dall'aria deriva nel secondo caso il fuoco, nel primo il vento, quindi le nubi, l'acqua, la terra. L'assunzione di un principio materiale può sembrare un regresso rispetto all'ápeiron di Anassimandro, ma in realtà Anassimene è il primo a tentare, attraverso il duplice processo di ispessimento (púknosis) e rarefazione (araíosis), una descrizione analitica del modo in cui dalla materia originaria si giunge agli enti determinati. Inoltre è di grande importanza il parallelo, reso possibile proprio dall'assunzione dell'aria come primo principio, tra l'origine del cosmo e l'anima umana, essa stessa soffio vivificante (pnéon, soffio): in esso si può vedere in nuce la futura dottrina dell'uomo che, quale microcosmo, riproduce in sé la struttura del mondo o macrocosmo. Anassimene concepisce la Terra come una superficie piatta, fluttuante nell'aria; il Sole e le stelle sono nati dalla Terra, perché i vapori umidi che da essa si staccano rarefacendosi divengono fuoco dal quale nascono gli astri. Questi non proseguono il loro viaggio circolarmente sotto la Terra, durante il periodo del giorno in cui non compaiono, ma, giunti all'orizzonte, contornano il disco terrestre sino al luogo donde risorgono; le montagne del settentrione impediscono la loro osservazione durante questo periodo.