Ambrògio (santo)

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Biografia

(latino Ambrŏsíus). Santo, vescovo e dottore della Chiesa (Treviri 334 o 339/340-Milano 397). Nato da nobile famiglia romana a Treviri, dove il padre era prefetto della Gallia, fu educato a Roma ed entrò egli pure nella carriera amministrativa dell'impero, divenendo governatore di Liguria ed Emilia con sede a Milano. Lì, mentre era solo catecumeno, alla morte del vescovo Aussenzio, fu dal popolo proclamato suo successore e in breve tempo battezzato e consacrato (7 dicembre 374). Rivolse allora alla Chiesa le sue grandi qualità di magistrato. Fu al centro di gravi contese politiche e religiose: lottò vittoriosamente contro gli ariani a Milano e nel Concilio di Aquileia (380); si oppose alla restaurazione di culti pagani a Roma, richiamando l'imperatore Valentiniano II ai suoi doveri di cristiano, umiliò Teodosio (colpevole di una spietata repressione a Tessalonica), che ne divenne poi ammiratore e amico; soccorse in ogni modo i poveri e gli oppressi. A Milano lo incontrò, nel 386, Sant'Agostino, che ne subì egli pure il potente fascino.

Le opere

Infaticabile e illuminato in queste attività di governo, Ambrogio non lo fu meno nelle vesti di oratore e scrittore, sempre rispondendo alle esigenze pastorali della sua posizione. Nella scienza teologica dette un valido contributo all'affermarsi del dogma trinitario, di recente definizione, con la sua terminologia improntata a grande chiarezza e costanza sulle relazioni tra il Padre e il Figlio e sulla processione dello Spirito Santo, superando di gran lunga tutti gli autori ecclesiastici latini e preparando le formule definitive di Sant'Agostino. Nel problema cristologico, fu il primo a opporsi all'eresia di Apollinare di Laodicea, trovando sulle due nature, unite nella persona del Cristo, espressioni tanto felici da essere adottate dai Concili di Efeso e di Calcedonia. Sant'Agostino inoltre lo cita più volte come fonte autorevole nei problemi più ardui del dogma della grazia: la teoria formulata da Ambrogio sull'origine del male morale nella libera volontà dell'uomo sarà alla base delle speculazioni teologiche del vescovo d'Ippona. Non meno ortodosse e teologicamente valide le sue affermazioni sul valore di sacrificio dell'Eucarestia; nel sacramento della penitenza il vescovo di Milano illustra la penitenza sacramentale, che segue alla confessione segreta dei peccati; nel Battesimo mette in evidenza il valore del Battesimo di desiderio. Con molto tatto Ambrogio sa omettere nell'escatologia le esuberanze di Origene e pari intuito dimostra nell'enunciare le teorie sugli angeli e sul culto dei santi e delle reliquie. Punto cardine della sua ecclesiologia è l'unità interna della Chiesa, che egli avverte realizzata solo in una strettissima communio di tutte le Chiese con la Chiesa romana. Nel campo della morale Ambrogio, forte di una profonda dottrina e di un non comune senso del diritto, svolse una vera opera di magistero, flagellando, con l'altezza espressiva di un San Giovanni Crisostomo, i mali del suo tempo: l'avarizia e la lussuria; opponendo l'esempio della verginità cristiana e sublimandola a sacrificio soddisfatorio per i peccati dei molti, dove la visione teologica si apre sul vasto orizzonte del Corpus Christi Mysticum. Allo zelo infaticabile di Ambrogio pastore di anime dobbiamo la sua innografia, che trovò presto vastissima diffusione in tutto l'Occidente: le piccole strofe a quattro righe in metri giambici, oggettivate in una forma poetica piena di solenne grandezza e nello stesso tempo facile, limpida e agile, entrarono ben presto nell'uso popolare, perché “erano fatte apposta per essere popolari”. Delle sue numerose opere, che testimoniano di un'attività infaticabile, citiamo le principali, attenendoci alla divisione tradizionale: Exaëmeron libri sex, De Paradiso, De Abraham libri duo, De Iacob et vita beata libri duo, Enarrationes in XII psalmos davidicos, Expositionis evangelii secundum Lucam libri decem, De officiis ministrorum libri tres, De virginibus, De viduis, De virginitate, De fide ad Gratianum Augustum libri quinque, De Spiritu Sancto, De Incarnationis dominicae sacramento, De paenitentia libri duo, De sacramentis libri sex, Explanatio symboli ad initiandos, Sermo contra Auxentium, De basilicis tradendis, De obitu Theodosii; e vari Inni. Ovunque rifulgono in questi scritti l'equilibrio e il vigore della sua concezione religiosa della vita, in cui quasi si congiungono romanità e cristianesimo.

L'iconografia

Ambrogio viene rappresentato sempre in abiti vescovili, spesso in trono, da solo o insieme agli altri tre dottori della Chiesa. Gli si riferiscono due attributi: lo scudiscio (come fustigatore degli ariani) e talora un favo, a ricordo delle api che secondo la leggenda si sarebbero posate sulle sue labbra quando era in culla, profetizzando la sua eloquenza. L'immagine più antica del santo è tramandata da un mosaico del sec. V nella cappella di S. Vittore in Ciel d'Oro (Milano, S. Ambrogio), mentre la prima figurazione ciclica delle storie della sua vita è quella dell'altare d'oro di Vuolvinio (sec. IX; Milano, S. Ambrogio).

Bibliografia

F. Cayré, Patrologia e storia della teologia, vol. I, pag. 540-569, Roma, 1948; Ponzio, Paolino, Possidio, Vita di Cipriano. Vita di Ambrogio. Vita di Agostino, Roma, 1977; C. M. Martini, Un maestro di riconciliazione, Milano, 1984.

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